Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929
456 U. Fracchia - L'educazione di quei ragazzi non mi piace troppo, - rispose attraverso l'uscio opiposto la voce del maggiore Iupiter. - Ah, sei tu, Stefano ? - chiese la signora Celeste, rimanendo per un attimo sopra pensiero: - Non ti avevo sentito entrare. - Scusami, credevo 1 che tu parlassi con me. Dic(')che il contegno di quei ragazzi verso il loro ipadre non mi piace affatto. - Ho capito. Ma io parlavo con Sandra, - disse la signora Ce- leste : - In che senso non ti piace ? - Nel senso che non hanno nessun rispetto per lui. - Si ? Tu hai notato questo ? - Ohi non lo noterebpe ? Sono sempre pronti a dargli sulla voce, e ridono di lui come se fosse il loro zimbello. Io non ammetto che un figlio possa permettersi nulla di simile con il proprio padre. - Strano, - soggiunse la signora Celeste con indifferenza : - io non mi sono accorta di nulla. E tu, Alessandra ? - Ohe I cosa vuoi, mamma ? - chiese la, voce stanca di Ales– sandra. - Dice il babbo cbe i ragazzi Peipi, come sono educati, non gli piacciono. Io, francamente, non posso rimproverarli di nulla. - Sono d'accordo col babbo, - rispose Alessandra. - Non dirai questo per Marcello, spero, - esclamò la signora Celeste con una vivacità che avrebbe ipotuto sembrare persino ecces– siva: - Non si è comportato correttamente con noi? Con te, poi, è stato più che gentile. - Con me, mamma ? - Oh Dio! non mi cascare dalle nuvole, - disse la signora Cele- ste, accompagnando queste iparole con un risolino secco e breve : ._ Non vorrai farmi credere ora di non esserti accorta neppur~ di lui. - Il mio berretto ! - echeggiò fioca e arrochita attraverso gli usci la voce del nonno. - Eccomi, vengo subito a dartelo - gridò Alessandra. E si udì che apriva la porta dell'altra. stanza. - I giovani,__:_diceva intanto il maggiore Iupiter, - si giudicano nei rapporti con i loro genitori. È facile essere gra,ziosi con gli estranei. Con una signora o una signorina, poi ! Questo fa parte dell'educazione di società. Non ha nessuna importanza. Benedetto, che da alcuni minuti era fermo nel corridoio con la mano già alzata per bussare alla iporta di Alessandra, udi un si - lenzio definitivo succedere a queste parole. Allora, come se avesse a un tratto cambiato pensiero, ritornò lentamente sui propri passi e si rinchiuse in camed. Non aveva ancora voltato le spalle alla porta, che suo padre entrò subito dopo di lui. Egli aveva già indos- BibliotecaGino Bianco
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