Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929

La Stella del Nord 453 si misero a sussultare. La signora Celeste incomincio a piangere in silenzio. Si sentiva umiliata e perduta. Pensava a Massimo. An– ch'egli era biondo come Marcello, e avrebbe potuto essere disteso cosi, come un albero abbattuto dall'uragano, in un lembo lontano -della terra, con il viso nella polvere, e non rialzarsi mai più. Dorma, pianga o riposi, un uomo caduto è semiPre tanto vicino alla morte! Solo quando è diritto in piedi l'uomo è vivo: quando cam– mina, quando domina con la sua forza l'uomo, la bestia e la stessa natura, e sé stesso, e la piccola donna che senza di lui non vive. Ohe cosa pot:r;à fare lei per Marcello? Cosi grosso e pesante, come sollevarlo da terra, come str3[)parlo a quella disperazione? Lei che non ha forza, lei che da tanti anni, quanti ormai ? non sa ipiù che cosa sia l'amore: tanto meno l'amore di un giovane che potrebbe e~sere suo figlio, la passione di uno di quei giovani corpi che la morte miete su tutta la superficie della terra e che Alessandra, non lei, potrebbe capire ; lei cosi debole, lei così stanca, lei che già conta ogni mattina i suoi caipelli bianchi e che anche Stefano, quando è in tenerezza, chiama mamma, che Benedetto chiama mamma con quelle sue belle labbra già coperte di lanugine; come potrà consolarlo? Gli si avvicina, strisciando sull'erba, lo guarda attraverso le lacrime. È un uomo, non un ragazzo : un maschio grande e vigoroso. In quel corpo si agita iillJprigionata una forza immensa, sotto quei Ca[)elli biondi turbinano pensieri dai quali dovrebbe sentirsi offesa. come poco fa dalle sue parole : e non sono certamente pensieri d'amore, ma torbide voglie, un desiderio di maschio, un'immagine di lei che essa credeva cancellata ormai da ogni occhio umano. E tut– tavia non ne sente ribrezzo, non lo può odiare, non sa resistere al– l'impulso che ora le fa stendere una mano pel'. posarla con una earezza su quel capo rovesciato .nell'erba,··e non sa strap1pargliela quando, con uno scatto, egli la prende fra le sue e la bacia, ba– gnandola delle sue lacrime. Quel calore scorre dolcemente su su lungo il braccio nelle sue vene infreddolite. Ora si sente quasi felice, ~ Non piangere, non disiperarti, - mormora in un soffio : - Non sono io la donna fatta per te. Pensaci. Non sono io. - Ti amo, - dice Marcello con un grido soffocato. - No, tu non mi ami, non mi puoi amare, - soggiunge Ce- leste Iupiter : - Questo non è l'amore. Hai avuto un'allucinazione € ne soffri, ecco tutto. - E domani? e sempre? - chiede Marcello singhiozzando. - E .poco fa? Esistevo io forse per te? Guardavi me forse? Non guardavi Alessandra ? - Perché ti somiglia. Cercavo te in lei. _ No, caro, Alessandra non mi assomiglia, - dice con dolce \ .....__ bliotecaGino B.anco

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