Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929

La Stella del Nord 451 - Si salvi ! La [)rendo ! Egli le mosse vivamente incontro ed essa gli voltò le spalle e si mise a fuggire. Correva leggiera per il frutteto, cercando uno scampo dietro questo e quell'albero, ora ridendo del giuoco, ora ! , sipaurita. Sembrava veramente una farfalla che non sapesse dove dirigersi e dove posarsi. Quando per un attimo si sentiva al sicuro dietro un tronco : - Basta, - lo sU[)plicava, - non sono una bambina. Non fac- ciamo pazzie. ' - Si salvi ! - ripeteva implacabile! Marcello e ricominciava l'inseguimento. La signora Celeste sentiva che egli stava [Jer toc– carla, raddoppiava lo sforzo e credeva di sfuggirgli. Era invece Marcello che, sul punto di raggiungerla, rallentava il passo e se la lasciava sfuggire. Egli vedeva a poco a 1 poco il suo viso impor– porarsi nell'impeto della corsa . .Svaniva quella nube, cadeva quel velo, e la luce lontana e pallida che era in lei incominciava a ri– splendere viva, come riaffiorando da una !Profondità marina. Il petto Ie si ,gonfiava nel respiro precipitato e affannoso, e il vento, nel quale mentre correva s'impigliavano i suoi abiti, segnava nel– l'ombra dorata degli alberi l'agile forma delle sue membra, lo stampo del suo corpo esile ma perfettamente bello. - Facciamo la pace ! - gem'eva la signora Celeste che già si sentiva mancare le forze. - A quali condizioni? - Non reggo più .... ora inciampo .... ora cado. - AlJali, allali ! Avevano raggiunto l'estremo limite del frutteto, dove si sten– deva una lunga e fitta siepe. Qui la signora Celeste si arrese. Era ansante, ma non più infiammata. Sembrava che anche l'ultima goccia di sangue fosse svaporata a un tratto dal suo viso il cui freddo pallore era soltanto paragonabile al vetro. Si !Premeva il cuore con le due mani congiunte in un gesto così doloroso da parere a,ppassionato e la rigidità del suo corpo contro quell'albero era tale da far pensare ad una croce. Marcello le si fermò dinanzi, a un passo, [)OSÒ le sue larghe mani sulle sue spalle e subito le ritrasse. Aveva sentito sotto la stoffa sottile dell'abito la sua carne. Era gelida come il marmo e scossa da un profondo tremito. Si allon– tanò da lei e si buttò a sedere sull'erba. Egli la guardava atto– nito. Ohe cosa aspettava, così, ad occhi chiusi? Aspettava il suo bacio ? I minuti !Passavano, era già lontano, si era seduto sull'erba, ed essa non apriva gli occhi, non abbandonava ancora l'ultima spe– ranza di quel bacio ? Povere donne ! Strappando a piene mani le erbe e i fiori che aveva intorno, egli li gettava lontano. Avrebbe vo– luto svellere gli alberi, scarnire la terra. Si sentiva forte e crudele, blioteca Gino 8 1 anco

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