Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929
446 A. Sorani conflitto delle passioni e delle idee che turbinàno, senza ipotersi poi,are e incardinare di nuovo, su un terreno sicuro, a dottrine ri– conosciute stabili, a dogmi ancora rispettati, dentro limiti ancora saeri. Ma sentono e soffrono, ora, la loro perversione, vi argo– mentano intorno con una foga che impegna e scuote la loro respon– sahilità, non si ipongono il problema della loro esistenza con banalità obbligata e snobistica, ma con un accanimento quasi tragico. Que– sto almeno vale iper alcuni di essi, come Mark Rampion, come Mau– rice Spandrell, e, secondo un ritmo più pacato, iper Philip Quarles, che è forse in più luoghi il portavoce dello scrittore medesimo. Mark Rampion, al quale sarebbe facile, a chi ha conoscenza della lette– ratura inglese contemporanea, dare il suo vero nome, è l'artista il quale fa dipendere lo sfacelo della vita sociale e morale e la confusione babelica delle idee e dei programmi e l'infernale steri– lità delle anime e dei cuori dal fatto che l'uomo ha mistificato e ucciso dentro di sé tutti gli istinti naturali, ha mortificato in sé la realtà e l'animalità primigenia e fondamentale, s'è ostinato a voler essere non uomo, che era molto, che era tutto, ma ipiù che uomo, che è nulla. Rampion è il blaterante nemico acerrimo della finzione ed estenuazione religiosa, è il profeta del sesso prorom– pente e il profeta della natura lasciata al suo libero corso, perché sfoci nel trionfo degli istinti in una nuova e sana verginità. Sipan-– drell, invece, è il rappresentante del pessimismo e del fatalismo feroce, che si vede predestinato a involtolarsi sempre ipiù nella ne– gazione, nel fango e nel vizio. Il sole del presente e dell'avvenire è per lui soltanto un astro malefico, egli non è più nemmeno al di là del bene e del male, è sprofondato nel male, completamente, con una beffarda accettazioné del suo stato, con la sicura prescienza che questo male non resterà una conclusione filosofica, ma lo con– durrà, come lo conduce, sino al delitto, risultato di tutti i suoi atti anteriori e ipratico suggello della sua preparata auto-distru– zione. Un altro p~rsonaggio, Denis Burlaip, ha reso ascetico il suo vizio e la sua lascivia, è uno scrittore religioso che ha rifugiato e assolto la sua infinita ipocrisia in uno spiritualismo francescano, dietro il riparo del quale egli può permettersi le più subdole cor– ruzioni ed estenuazioni eretiche, è un Pecksniff, ma incancrenito sino al midollo dietro la maschera sorridente della sua serafica bea– titudine. Se Spandrell pensa che la terra sia l'inferno d'un altro pianeta, egli pensa che sia facile vivere in iparadiso anche sulla terra ipurché ci si sappia accuratamente inoculare delle febbri pa– radisiache, le quali gli consentono facilmente di mordere ai più bei frutti terrestri che la sua seducente accortezza gli ha messo a portata di mano. Accostato alla stupefacente miserabilità d'un BibliotecaGino Bianco
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