Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929

442 A. Sorani velarono quella che era la novità maggiore dello scrittore ; un senso ilare e ironico della vita accoill[)agnato ad una attenta, ma non pedantesca, facoltà di disanima delle eccentricità e delle futilità ed anche delle lasci vie e delle perversioni morali del « piccolo gran mondo >>, e della bohème artistica e letteraria. Era il romanzo delle -élites mondane e delle scapigliature intellettuali trattato in eccel– lente forma d'arte. Huxley diè anche subito a divedere in Crome Yellow e in Antic Bay come egli concepiva il romanzo; non come l'obbligatorio svol- - gimento d'un intreccio prefissato e logicamente armonico e conse– guente in tutte le sue parti, ma piuttosto come una galleria di tipi e di caratteri e un susseguirsi di situazioni particolari, in cui tipi e .caratteri assumessero tutta la loro evidenza, danzassero le loro farandole amorose, mostrassero le loro debolezze e le loro manche– volezze, le loro fissazioni e le loro fobie. Nei suoi primi romanzi, ·sebbene manchi anche in essi la consistenza d'un intreccio imp9stato e svolto, non è però ancora portato all'eccesso il metodo huxleiano dei diversivi e delle deviazioni, cioè delle introduzioni di una serie di storie nella storia o in forma di noYella o in forma di diario, come nei romanzi posteriori. Ma già vi emerge un elemento fondamentale che poi trionferà risolutamente negli altri e che rende difficile od inutili riassumere i temi delle narrazioni: il dialogo. I personaggi di Aldous Huxley, più che agire, discutono, più che muoversi e mutarsi, teorizzano e dibattono. La loro vera per– sonalità è nei loro discorsi, la loro vera vita è nelle spiegazioni che essi danno della loro vita e della vita in generale, e l'artista che li effigia si trova evidentemente più a suo agio, non quando deve raccontare le loro peripezie, ma quando rpuò mettere sulle loro labbra dei saggi crjtici. Si è detto anche troppo spesso, per questo, che Huxley non è un romanziere, ma un critico, che egli non sa _«costruire», che egli non ha fantasia, che egli è sempre, anche nei ,romanzi, un erudito sceveratore di idee e di teorie, che egli non sa uscire da un suo mondo fittizio, tutto cerebrale, il mondo degli in– tellettuali snobistici, degli spaesati ratés, dei maniaci infingardi, degli abulici e degli assenti dalla vita perché chiusi in un loro afoso; 1per-quanto iridescente, egoismo decorativo. Credo che sarebbe facile allo Huxley, se non uscire del tutto da questo mondo affatturato e artificioso, impostare, svolgere e con– cludere l'intreccio d'un romanzo a forma e formula tradizionalista. Molte delle sue novelle stanno a dimostrarlo, ma è anche vero che la straordinaria facilità e versatilità con le quali Huxley è passato dal racconto al saggio e ha persistito a coltivare questo ultimo genere letterario, profondendovi le dovizie della sua viva erudizione, .delle sue meditazioni libresche, delle sue sensazioni di paese e BibliotecaGino Bianco

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