Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929
438 G. Piovene - Ragazzo ben educato volgergli la parola, come a uno qualunque. Quando s'accorse che attendeva inutilmente, odiò il custode che non sa1peva intercedere iper lui; poi cambiò pensiero. - Non è possibile che non vengano per la gravità del mio stato. Proprio allora fingerebbero, per non darmi sospetto. Tutti verrebbero a dirmi una parola, cercherebbero di mostrarmi un volto normale. Custode, - disse ancora, - temo che questi signori se ne vadano prima che m'alzi. La prego di prendere i loro indi– rizzi, perché possa scusarmi con tutti, quando potrò scrivere, del– l'incomodo che ho dato. Lo scopo della frase era pronunciare le parole: quando jpotrò scrivere e, facendole suonare, stabilirne la certezza,. Poco dopo ~i lasciò medicare un'altra volta e udi che il medico sarebbe giunto la mattina dopo da Alagna. Allora gli parve che la gente nell'altra, sta.nza cominciasse ad assuefarsi alla situazione e a muoversi con 1Più agilità. Credette d'udire le prime parole, che, prima rotte e timide, s'univano a poco a poco in discorso. Benché non potesse distinguervi nulla, questo lo commosse, perché gli richiamò le se– rate in famiglia ,quand'era bambino, e, al suono dell'ora d'andare a letto, se il padre non diceva nulla, egli stava a guardarlo tre~ pidando, sperando che non se ne fosse accorto e lo lasciasse alzato : e il padre s'accorgeva dell'ora proprio pel suo sguardo furtivo. S'addormentò. Svegliandosi, gli !Parve l'aurora: sentiva il ri– fugio disabitato, ma non temeva. La giovane d'Aosta era davanti a lui : egli se ne accorse solo dopo qualche tempo. Stava come affacdata sulla terrazza davanti al rifugio guardando il levare del sole. Egli non era dentro il rifugio, ma di fronte a lei, come sospeso in aria davanti alla terrazza. Sotto era Aosta, e benché non vi guardasse se ne accorgeva per una visione che non entrava dagli occhi : un'Aosta splendente, simile a una proiezione di lan - terna su cortine di nebbia, o ad una di quelle figure, che simboleg– giano nei quadri il pensiero d'una persona dipinta. Egli guardava so1o la giovane donna e voleva interrogarla. Dietro a lei la capanna era cinta di ciclo azzurro e di nuvole accese. Il riverbero colorava il suo viso : fissandolo, si sentiva cosi prossimo, che IPOtevanaufra– garle negli occhi, spalancati, senza traccia di lacrima, dove si vedeva fiammeggiare tranquillamente l'aurora. Ella numerava da– vanti a sé le montagne. - Che gioia! - disse Francesco Possagno : - Io sono libero. Io sono 1Pr01Prio felice. Quando guarirò ? Verrò a trovarti domani ? Ad ogni sua parola l'immagine s'affievoliva; e semipre più ra– pidamente, col capo, faceva segno di si. GUIDO PIOVENl!l. BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy