Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929
Ragazzo ben educato 437 ------------ sposto in un ragionamento. - Perché questa gente tace? Non tacerebbe, se si trattasse solo d'una scalfittura. Custode, - disse all'uomo che rimaneva alla porta, - perché mi sorveglia ? Non ce n'è bisogno. E perché non iparlano? Dica loro che non mi dà noia. Ora, - pensava, - parleranno almeno per riguardo, perché io non ClllJ)isca il mio stato. Io invece capirò dal tono delle voci. - Del resto, gli bastava che parlassero per riguardo. Il custode consultò con lo sguardo la sala. - Stia zitto. Non c'è più nessuno. - Non è vero. Ci sono tutti. Parve a Francesco che proprio mentre il custode parlava, un uomo, prendendo l'iniziativa per tutti, s'alzasse di scatto e andasse alla :finestra: e che una donna, come giustificandosi in lui, lo seguisse, per andare a riscaldarsi le mani alla stufa. Non s'udì voce. Il capo del custode oscillò, ri.volgendosi due volte alternatamente alle due stanze : poi, non sapendo come trarsi d'impaccio, l'uomo gli ordinò bruscamente di tacere. Quel tono pe• rentorio, per un istante, alleviò Francesco, come· una garanzia di salvezza. Ma poi gli parve che la bambina dal berretto rosso si fosse alzata, e stesse per iparlare : e che uno sguardo della madre l'avesse inchiodata sulla panca. - Ohe parli! - mormorava tra sé. - Come si fa a tener ferma a quel modo una bambina ? Un 1pensiero lo percosse. - Se quello che dice il custode fosse la verità ? Se fossero tutti partiti per disgusto di me ? Se le mie noP fossero che immaginazioni ? - Ma la visione della stanza vuota, con le panche vuote intorno alla stufa spenta, e gli avanzi della colazione sui tavoli, l'atterrì più di tutto : si confuse col timore della morte : e non potendo sapere, cominciò a oscillare tra questa visione e l'altra, della stanza gremita: e secondo che accettava una o l'altra, sperava o temeva che s'aiprisse ancora la porta di fuori, e ne entrassero dei nuovi venuti. Temeva soprattutto di constatare che i suoi pensieri erano tutti un delirio; o che, se v'era gente, se ne andasse ora : e avrebbe voluto correre a pregarli di rimanere, a vezzeggiarli, a condurli per mano, a dimostrare come il loro ri– tegno era ingiustificato, perché non aveva nulla; che, se la pren– devano cosi tragicamente, non era proprio colpa sua. Anzi, avrebbe voluto vederli allegri, e che gli facessero festa. La visione della stanza gremita iprevalse e l'acquetò, tanto aveva bisogno di quella gente per pensare e immaginare, e insomma iper vivere. - Perché, - pensò allora, - non vengono qui a ripo– sare? Se io non stessi male, non mi lascerebbero solo. - Per un ipoco, visse nella speranza che qualcuno entrasse, si stendesse but– tando le scarpe senza riguardo, voltandogli la schiena, senza ri- Biblioteca Gino Bia ico
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