Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929
436 G. Piovene Entravano le ultime comitive di gitanti, ignare di lui; udiva lo spalancarsi della porta, e nel soffio d'aria lo scopipio improvviso di voci; come folate d'organo, nello spiazzo davanti alla chiesa, quando uno esce aprendo la porta. Ma come queste, d'un subito 1 rimangono tronche; cosi queste voci :finivano, e si rifaceva silenzio. Francesco, che all'ajprirsi dell'uscio aveva veduto di scorcio lo spiazzo davanti al rifugio, coiperto di neve al sole accecante; e aveva distinto i nuovi venuti, due sposi tedeschi, lui a.ito e asciutto, lei rotondetta, con il figliolo bambino; o due studenti inglesi; co– glieva poi il gesto della mano d'un gitante seduto alla tavola, di far silenzio: e vedeva ora il muoversi delle sue labbra, mentre spiegava :ai nuovi ospiti perché, accennando al dormitorio con gli occhi. - Ohe cosa dirà ? - ipensava Francesco : - Se udissi, saprei forse se sono in pericolo. - Questo ragionamento lo riscosse, gli fece ritrovare il suo corpo; e s'accorse che quello, a cui attribuiva la visione della stanza accanto, era non lui ma il custode, fermo all'uscio intermedio. -- Come sono poco gentile! - pensò, rinve– nuto: - Potevo almeno giungere dopo e lasciare che questa gente mangiasse in pace. - Gli venne voglia di ringraziare e scusarsi, o di scappare a rotta di collo. Per un momento, fu Rolo addolorato di dare tanto incomodo, e gli pesò quel silenzio che dipendeva da lui. Avrebbe voluto che parlassero, ridessero, facessero rumore, per togliergli quel peso : e temeva che, tacendo per riguardo, fos– sero scontenti di lui, avessero volti atteggiati al rammarico e al disgusto. Desiderò che almeno venissero a dirgli una parola di convenienza, gli si mostrassero senza acrimonia. Stava iper dirlo al custode, quando : - Non sarebbero eccessivi questi rimorsi, - pensò, - se mai mi toccasse morire ? In questo caso non avreb– bero diritto di lamentarsi di me. - Dunque solo in un caso aveva diritto di non aver rimorso: ch'egli dovesse morire. S'accorse solo ora d'aver pensato alla morte; e gli ripugnò tanto, che lo proibì alla sua mente: e giacché era inevitabile vivere, e dunque aveva disturbato tanta gente per nulla, s'attaccò al rimorso come il naufrago al salvagente. Sospettò che il suo rimorso fosse piccolo, meschino, infondato; l'esagerò, gli dette corpo, cercò di mutarlo in disperazione; come se, nella misura che questo cresceva, cre– scesse la sua sicurezza di vivere. - Tutto questo trambusto, - gridava tra sé eccitandosi, crucciandosi che non bastasse, - per una scalfittura! Ma, tra le grida, aumentava in lui lo sgomento, per quanto cer– casse di soffocarlo. Quanto più cresceva, lo suiperava egli cre– scendo il clamore : ma non riusciva ad altro che a farlo salire insieme. Finalmente non poté ipiù contenerlo, e gli balenò già di- Biblioteca Gino Bianco
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