Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929
434 G. Piovene Quello che pensò e senti Francesco Possagno passò in lui in un teIDJPOminimo, forse meno assai di un secondo. Un pensiero scattò subito nella sua mente, chiarissimo, come se fosse apparec• chiato da tempo, e comandato da una molla: - Mi fermerò. Non è nulla. Vivrò. Sono già salvo. - Subito la sua mente s'attaccò a quel pensiero con tenacità, come le sue mani, se l'avessero tro· vato, avrebbero preso un appiglio. - Mi fermerò. Non mi farò male. Vivrò. - Intanto precipitava : quel pensiero, a cui aderiva la mente, parve arrotolarsi su se stesso, come le foglie che, appena toccate, s'accartocciano a spirale: arrotolatosi, inaridì, si staccò come una foglia secca. Francesco continuava a pensarlo, anzi cer• cava di pensarlo sempre più intensamente : ma la mente, nel grande sforzo di rimanervi unita, parve distaccarsi anch'essa; e mentre Francesco ripeteva intensamente quelle parole, non erano più sue, come quelle che si formano nel capo del ghigliottinato dopo la morte. La vita era passata tutta nel resto del corpo, che s'era li· berato di quel falso pensiero : e ne usciva un grido di spavento, che Francesco udendolo non capiva, perché era come decapitato : un grido che fendendo l'aria cresceva, e a lui sembrava il fragore del vento tagliato, un rombo che gli veniva incontro da valle. Tutto questo passò in lui in meno d'un secondo, come se il tempo si fosse rallentato o accelerato il pensiero. Francesco si fermò su uno sperone sporgente non più di venti metri sotto il luogo dov'era caduto. Senti di riaversi solo perché, a un certo momento, rivide ancora quel pensiero: io vivrò, come se fosse rimasto ad attenderlo sulla soglia della coscienza. O forse, per accorgersene, questo non gli sarebbe bastato, perché egli l'avrebbe riflesso come uno specchio; ma la sua mente balzò verso quel pensiero, appena le fu balenato. Quando ebbe ripetuto più volte, in tutti i toni, come una madre ripete il nome del figlio che credeva perduto: io vivrò; benché solo intento al suono interno di quelle parole, gli !Parve anche ·di muoversi; tacque, trattenne il respiro; avutone conferma, si decise ad aprire gli occhi, conobbe di varcare, portato a braccia, l'uscio del rifugio in quell'istante. Rimaneva in lui la stessa rapidità di pensiero dell'attimo della caduta; nel breve passaggio vide cose diverse e indifferenti, con una intensità e una serietà inconsuete. Dalla luce fu assolutamente sicuro che fossero le undici, benché, nel passato, non sapesse calcolar l'ora da quell'indizio. Le fasi del suo passaggio, il valicare l'uscio, l'attraversare la saletta da pranzo, il rposare l'occhio su questo o quell'oggetto, gli iparvero molto stac– cate, tantoché col pensiero poteva indugiarsi a riflettere fra eia· scuna di esse. Perciò il tragitto gli sembrò lungo. Nella stanza - v'erano molti gitanti giunti da poco, stretti intorno alle tavole, ma alzatisi in piedi per vederlo passare. Considerò il yolto d'ognuno, . BibliotecaGino Bianco
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