Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929

432 G. Piovene vendo, a una infinità di domande: una risposta formulata da sem– pre, ma di cui Francesco s'accorgeva allora. Dopo tante ore confuse, questa gli sembrò la rprima limpida, e vi si attaccò. La giovane s'ac– corse subito d'un suo guardare soffocato, tra l'amore e la vergogna. Passò in camera gran parte delle giornate che vennero dopo. Ogni tanto la ragazza v'entrava, gli diceva: sai, è giunto questo, quest'altro; il cacciatore, il postino, come s'egli abitasse da anni in paese, e conoscesse la gente. Ma egli non conosceva nessuno, e a quelle informazioni inutili sorrideva con felicità. Spesso gli veniva voglia di ridere, quando stava con lei; e se ella si allontanava, pen– sava che avesse la medesima voglia, e che si fosse nascosta rper quello; e pensandola ridere, anch'egli rideva a lungo. La capiglia– tura, d'un lume chiarissimo, gli si era fissata negli occhi, sicché chiudendoli la vedeva, ma solitaria, come un volo d'uccello di piuma leggera, che splendèsse silenzioso sul vento. La sera, una nebbia calda saliva dal torrente e dal brolo irri– gato, avvolgendo la casa. Solo si stendeva sul letto e alitando respirava un altro fiato femmineo che, musicale e scorrevole, cin– geva la stanza e conduceva il rirposo: allora pensava che per nulla al mondo avrebbe saputo morire. I suoi giorni erano immobili, i suoi pensieri non si svolgevano più. La mattina, ella s'alzava presto, rper ritornare nel suo letto senza che se ne accorgesse la madre. Anch'egli s'alzava, e guar– davano per le persiane della :finestra calate. Le nebbie bianche della mattina mettevano un albore sui campi, come un'altra sor– gente di luce: e ne uscivano i carri in silenzio. Egli immaginava che quel caro reRpiro scorresse sull'erba, ancora intirizzito : si riscaldasse un poco al sole nascente; avvolgesse i prati in un velo. Dalla via del Gran San Bernardo scendeva prima una com– pagnia di soldati, ed egli le [Jremeva il gomito, godendo d'essere migliore di tutti. Poi veniva qualche carro e, se era buio, si vedeva prima il lume alla stanga, poi il carico, come una montagna con– fusa, semrpre più chiara e più piccola. La sera, prima· d'addormen– tarsi, ascoltava attentamente il rumore dei frutti che cadevano fuori; e distingueva quelli che :finivano nell'acqua, dal tonfo; e quelli che si fermavan sull'erba, o sulla terra più dura. Francesco li immaginava, rotondi, con un rettangolo di prato intorno; fissato il quadro negli occhi, s'addormentava. Talvolta, a metà notte, entrava in lui una felicità così prepotente, che lo svegliava di soiprassalto: egli s'alzava e correva alla :finestra, aprendola come se fosse chiamato. Guardava in un valico tra due cime di fronte. La luce degli astri era amica al suo volto, colorita, ariosamente alo– nata, immersa in un vapore terreno. Seguendo i ricordi, aveva im– parato a riconoscere all'orizzonte i tranquilli [Jianeti. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy