Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929

Ragazzo ben educato . 431 - que monsieur s'en aille. On pouvait l'inv-iter à la féte de lundi. - Egli dovette rispondere .ancora: pazJ.enza, e per com– penso gli parve di ~over insistere ancora sulla sua gita invernale. - Non s'è detto d'andare a vedere la camera? - Mentre la ra– gazza comunicava la richiesta alla madre, senti che era una com– media inutile : e gli occorse un atto di volontà per andare fino in fondo. In quel momento un gallo cantò nella stia. - Ecco, - disse la ragazza, - v'abb-iamo_dimenticato la candela, e i polli credono che sia giorno! - Fu mandata la serva, e quella rientrò con la candela spenta, strizzando lo stoppino tra il pollice e l'indice perché fumigava ancora, stizzendosi di questo come di un'offesa. Poi Francesco sali a vedere la camera, senza convinzione, quasi con isforzo, temendo d'esser ridicolo. - Che porterò in ricordo di quest'amore? - pensava uscendo: - Un ossicino di pollo? Dormi ad Aosta. La mattina dopo entrò in una pasticceria a prendere· il caffè-latte della mattina, giacché oramai poteva spen - dere. Dopo di lui entrarono due ragazze abbastanza ben vestite e, avvicinatesi al banco, presero a discorrere con l'inserviente. Capi dai loro discorsi che si trattava di due attricette di passaggio al Politeama del luogo. D'un tratto, si riscosse: perché gli era parso di guardarle con occhi di supplica, di ascoltarle con animo mendico. Una domanda brevissima, si formulò in lui: « è così ch'io sono, come credevo in questi giorni, felice ? >> Ebbe paura di tro– varsi meno felice di quanto avesse creduto ; cercò una conferma, che lo era veramente, e ch'egli era vissuto non come un vaga– bondo,: ma davvero di libertà. Bisognava ritornare all'osteria, almeno per una mattina; ripetere almeno i saluti, riassicurarsi d'essere libero, confermarsi· la felicità di quei giorni, prima di partire e introdurli nella memoria. S'incamminò verso le dieci. Entrato nell'osteria, prima ancora di salutare prese a giustificarsi, con un timore esagerato che il suo ritorno sembrasse strano ; dicendo che un telegramma del pa– dre l'aveva indotto a rimanere un po' di teID![)O ancora. Detto que– sto, s'accorse che s''l3ra impegnato a rimanere non soltanto quel giorno ; ma finse che non lo riguardasse, e lasciò correre ; anzi, per assicurare la decisione, domandò alloggio nella camera che aveva veduto la sera prima. A colazione, gli parve che gli occhi gli si snebbiassero d'un tratto, e la cadenza di ricerca che l'aveva perseguitato in quei giorni gli chiarisse il suo scopo quetandosi. Il suo pensiero s'affan– nava su Aosta, perché trovava impersonali gli oggetti; e quel centro a cui tendeva, senza riuscire a scoprirlo, erano forse due occhi e un volto. Ora, ecco, la sua inquietudine andava verso la giovane, si componeva in lei. Ella dava risiposta, respiràndo, vi- Bibl"oec Gino Bianco

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