Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929

Ragazzo ben educato 429 sclierzo di quella domanda a bruciapelo era certo di prammatica come il saluto, e ne fu divertito. Ricordò infatti d'aver udito star– nazzare passando nell'aia. Si consumano qua dentro, gli spiegava la donna, decine di polli al giorno. Nessuno li sa ingra~sare e cucinare così. Gli mostrava la sala, dove infatti gli uomini sta– vano stretti, davanti al piatto ri[)ieno d'ossi spolpati. Una bella ragazza biondissima portava, a una com[Pagnia giunta in ritardo, un cappone lucido e mezzo galletto allo sipiedo. In un angolo due forestieri, un uomo e una, donna, i più eleganti della sala, gio– cavano con l'ossicino del pollo, che si chiama forchetta, tirando con cautela e tattica ciascuno da un lato, perché allo strappo gli rimanesse il nodo tra mezze. Francesco ringraziò molto cortesemente, e non osò non ordinare l'arrosto, benché la S[Pesalo sipaventasse. Solo, quando vide che la donna si disponeva a pigiarlo tra due, chiese di poter mangiare in un'altra stanza da solo. La serva s'allontanò per poco, e ritor– nata l'introdusse in un locale dietro il banco, dove sedeva l'ostessa, una vedova, tra i suoi bambini. Pareva essa, come spesso le conta– dine in val d'Aosta, in cui si presente la Francia vicina, una no– bile signora_ anziana, maturata dalle traversie della vita. Riservate senza disdegno, queste donne d'Aosta hanno spontaneo quello che in noi, ad onta dell'educazione, non diventa mai consuetudine: la parola decente, senza sorprese né scatti, eguale ad ogni piega del dialogo, anche imrpreveduta : il sorriso ospitale, che nelle giovani promette garbate relazioni amorose. Francesco s'avvicinò all'ostessa, senza accorgersi che ella nu– triva un lattante : e non distinguendo bene che cosa fosse il fa– gotto nella penombra, si chinò a guardare. Ella levò gli occhi, li riabbassò calma, si ricoprì la mammella con un atto pieno di di– gnità: - Monsieur veut donc manger seul? - Disse che l'osteria era piccola, che non v'erano altre stanze : a meno che non andasse a mangiare nella stia, dove si ingrassavano i polli, aggiunse poi per ischerzo: Ma Francesco lo tenne rper detto: gli mettessero pure un tavolo tra le gabbie dei polli, se non v'era altro modo di pranzare solo. La donna s'alzò e dispose che fosse portato un ta– volo, non osò dire nella stia, e si fermò alla parola, sostituendola con un : où monsieitr vous dira. E lo guardava felice di dare gli ordini, con un sorriso indulgente di madre che ha avuto molti bambini. Gli mandò la figlia maggiore, la ragazza bionda che ser– viva poco [Prima i ritardatari : e questa, portato il pan~ o l'ar– rosto, se ne andava turando le orecchie, esagerandosi per civet– teria lo starnazzare dei polli in gabbia. Lungo la parete v'era difatti una sfilata di gabbie, e lo sbattimento dell'ali faceva uno sfondo continuo al rumore più capriccioso dei becchi che cercavano Biblioteca Gino Bianco

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