Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929

424 G. Piovene Nei giorni che seguirono, s'avvezzò a girare nel labirinto dei vicoli intorno alla cittadina, senza mai dilungarsi più di qualche centinaio di metri. Talvolta coilljperava la colazione e andava a mangiare in Sant'Orso, riempita d'acqua la borraccia alla fontana davanti alJa chiesa. Così aggirandosi, aveva la sensazione precisa che queste sue traversie celassero un significato : che i suoi passi non fossero casuali, ma lo conducessero a un luogo prefisso. Tutti i suoi pensieri avevano una cadenza d'interrogazione: anche la constatazione più semplice, come: quest'acqua è assai fresca, g]i pareva sì ajpparentemente concludersi, ma nel profondo aspettare risposta. Esagerava immaginando l'asipetto dei viottoli a labirinto, 1Per assecondare l'impressione che fossero disposti intorno ad un centro, di cui doveva ritrovare la via. Il senso strano, che aveva, di divagare, ma sempre intorno a un oggetto; d'essere simile al cane, che ba colto a volo un odore, e gira annusando in attesa che il vento gli porti altri iftdizi; cresceva in lui ogni giorno senza ra– gione; e di questo eran testimonianza certe sue mosse brusche del mento, ad ogni minimo fiato; e la sorrpresa, subito delusa, con cui scopriva gli aspetti usuali, come le foggie degli abiti, il color delle foglie. Lasciava che le ore lo trascinassero per mano; distratto, ma come il bambino a cui fan chiudere gli occhi, mentre dispon– gono sul tavolo della sua camera i nuovi giochi. Forse ai suoi pensieri dava questa cadenza la fame. Egli i,,Ì 1permetteva di mangiare ancor meno che non potesse, pauroso, se non si imponeva una regola estrema, di scivolare gradatamente verso le comodità, e poi, con un'altra fuga, di dissipare tutto in pochi giorni, rimettendo ai santi l'avvenire. Di notte, sognava seilllPre d'essere seduto a tavola, davanti a cibi grassi e conditi, e di mangiare con voracia. Gli era accanto un tale, che gli diceva: basta, ora scoppi. Egli si rimpinzava per fargli dispetto, con aria di superiorità, orgoglioso d'essere avido. Il timore di correre verso l'opposto, se avesse appena mitigato la, regola, lo spingeva a renderla ogni giorno 1Piùdura. Dopo una set– timana, gli parve che anche il soggiorno ad Aosta fosse troppo f'O– stoso, e che gli convenisse girare le valli, mangiando pane e dormendo per terra. Prima di partire, smise il !Proposito eroico d'offrirsi a un albergo come sguattero o ad un bovaro come gar– zone. Fece questa rinunzia soprattutto per constatare l'equilibrio dei suoi proponimenti e garantirsi cosi la loro attua,zione. Se ri– conosco l'inattuabile, - pensava, - e vi rinuncio, il resto è giu– dizioso, ed io sono sicuro di COIIlJpierlo. Si concedette di prendere il treno fino allo sbocco della valle di Gressoney, dove s'incamminò prima di mezzogiorno, mangiando BibliotecaGino Bianco

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