Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929

l>a Pégity a Guéhenno 417 In fondo egli si trovava con uno sipirito tradizionalista e persin codino (il suo orrore per i mezzi rapidi di trasporto e per il telefono giungeva alla caricatura) in mezzo ad un movimento d'un altro genere, e non poteva manifestarlo che scrivendo in un modo che paresse, esso stesso, fuori di moda e fuori di temipo. Il suo stile è la creazione di difesa d'una persona circondata da ogni parte da ana marea che sale, e che aveva creduto, invece, un terreno solidis– simo sul quale posarsi : è un muro, una duplice e triplice cintura di mura. L'esito non poteva essere dubbio, e l'esistenza non poteva essere che precaria. La guerra concesse a Péguy di dare un fine eroico a quello che sarebbe stato, altrimenti, un fallimento; e che resta, tuttavia, sempre un fallimento ; ipoiché certo né la guerra, né il dopoguerra francese hanno rappresentato, salvo che negli episodi individuali, lo sviluppo sipirituale dell'eredità peguyana. Egli è morto, e nulla è rimasto di lui. Nella sede dei Oahiers, presso la Sorbona, è installata una trattoria a buon mercato, e le ombre che accomipagnavano un tempo i motti feroci, e spesso senza fon– damento, di Sorel, o le appassionate diatribe di Péguy, coprono oggi i volti degli studenti e degli avventurieri stranieri che gre– miscono il quartiere latino. Noi ci recavamo a quella sede con la singolare illusione di tro– vare colà la sola Francia sana ed onesta, non corrotta dal poli– ticantismo, dall'oro dei banchieri, dalle tresche massoniche; e pare che egli ci ricambiasse colla stessa illusione, di conoscere la sola Italia pura, che iprometteva per l'avvenire un mondo non intinto nella pece dei navigatori politici. Intanto le nostre ipatrie ci igno– ravano, e continuavano il loro retto cammino, che era quel che doveva essere, e non quello segnato sulle carte dei piccoli capitani di cabottaggio. Si legge ancora Péguy ? È quello che ho varie volte domandato, senza potere avere una risposta precisa. L'altr'ieri, in un'inchiesta, tra i giovani, uno studente narrava di aver fatto, in omaggio alla memoria di lui, il pellegrinaggio a ipiedi da Parigi ad Orléans, alla casa della madre. E si sono ristampate recentemente le sue pagine scelte. E i Tharaud gli hanno dedicato due volumi di una bio– grafia, che è stata criticata come troppo alla mano, ed a me pare proprio squisita e straordinaria perché è riescita a farci stare nell'intimità di lui senza mai diminuirlo, ipur toccando, nei capi– toli dei rapiporti familiari e in quello della sua conversione reli– giosa.., temi nei quali una dissonanza era facile che scapipasse. D'altra parte la letteratura d'oggi non pare accorgersi di lui; e molti giovani sarebbero portati a domandare, se non volessero na– séondere l'ignoranza: chi era Péguy? Sono stato alla Scuola Nor– male a chiacchiera con taluni degli allievi più in gamba, e non ' 27. - Pèga.so. Biblioteca Gino Bianco

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