Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929

416 G. Prezzolini q uando bene o male la giustizia passò, e passò come passa sem- ' ' . 1 pre al mondo, mista ad ingiustizia, ovvero sotto quella !Partico ar forma di ingiustizia che le forze sue le concedono di assumere, Péguy non fu contento, e chiamò traditori tutti quelli ché, a traverso quella apertura, fecero passare l'impeto degli interessi mondani e po– litici che l'apertura fatta dalla revisione del processo Dreyfus- com– portava. E personificò in Bernard Lazare l'ebreo profetico, antista– tale, anticerimoniale, l'uomo puro combatt.ente per l'idea pura che deve trionfare con mezzi puri o piuttosto è meglio che cada; l'eroe vero, che è l'eroe senza successo, e assolutamente eroe ipoi quando è tradito; e personificò in Jaurès la corruzione, il compromesso, l'in– teresse mondano, l'accettazione di tutte le forze pur di ottenere il successo e la vittoria, anche con mezzi imipuri, e quindi il politico, l'antieroe, il traditore. Non vide !Più la vittoria ottenuta, ma vide soltanto che per ottenerla si era ceduto sul punto più importante : rperché nel mondo non importa vincere; anzi bisogna affrontare allegramente la sconfitta, pur di non cedere al principio che si combatte. · Lo stile col quale espresse il suo culto del «misticismo>> contro la « ipolitica )), non è uno stile contadino, com'è stato detto. Uomini del popolo posson talora ripetersi, ritornar sulle prO![)riefrasi, ma non scrivono come Péguy. E l'uomo del popolo non esalta il po– polo, perché per avere coscienza del popolo, bisogna esserne esciti, come per far l'elogio dell'ignoranza bisogna esser dotti, e l'uomo della campagna non parla della campagna ma vi vive dentro per– duto. L'uomo del popolo non scrive il mistero di Giovanna d'Arco, tornandovi sopra, a varie riprese, a distanza di quasi vent'anni. E finché ci contenteremo di dire che Péguy era uomo di popolo, e di un sobborgo d'Orléans, ce la caveremo col ripetere quel che diceva lui, ma non vedremo Péguy. Péguy era un artista, con alcuni sentimenti pr(!fondi in cuor suo, che trovarono per manifestarsi un'espressione personale e curiosa,: e cioè un mistico amore del popolo francese, e specialmente del– l'artigiano; un gusto della vita militare, della disciplina, della fanfara, della caserma, del rumore del cannone della lotta· l'an- . . ' ' tipatia per· tutto ciò che era riescita sociale, patteggiamento, tem- pismo, accortezza, di~simulazione, simulazione; e infine un senso straordinario ed antico dell'onore. Un movimento che doveva poi rivelarsi diverso, e non voglio dire opposto, a queste tendenze, cri– stallizzò i suoi sentimenti: l'affare Dreyfus. Egli si trovò a, scri– verne il poema, a crearne il mito, a tracciare la storia ideale dei «santi>> di quel periodo. E quando il movimento diventò interna– zionalista, o antimilitarista, o plutocratico, e insomma, l'opposto <li ciò che egli sognava, egli doveva esiprimere le sue delusioni e le sue ire, in una forma che era d'opposizione anche nello stile. Biblioteca Gino Bianco

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