Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929
390. F. Salata cipesco e governato uno Stato feudale, riuni pur lui, nella sua anima, forse più fiera e ribelle se anche meno colta e sensibile, l'amore alla Reli– gione con quello alla Patria. La sua lettera al Cardinale Altieri (n. III) contiene sullo spirito di nazionalità e sui doveri e le convenienze della Chiesa rispetto ad esso concetti alti, audaci. Per la Patria il Pappalettere ebbe a subire da Roma la rimozione dalla dignità di Ordinario, quando osò porgere, nel 1862, unico allora tra i vescovi delle provincie napoletane, il suo omaggio e i suoi voti a Re Vittorio Emanuele, e invocare per la sua abbazia e per la sua diocesi cc l'onore e la consolazione di vedere il primo Re d'Italia n (lettera VI). Prima da quello che per lui era una specie di confino a Roma, poi ritornato libero al suo monastero, egli fu informatore e consigliere fido e prezioso del Governo italiano, formando col Tosti e col nuovo .Abbate, il De Vera, un vero triumvirato patriottico, mentre Montecassino era, tra il '61 e il '70, l' unico facile tramite fra la nuova Italia e la Curia romana. Fervido pur lui di ottimismo, vedeva nel '66 cc moralmente Roma Papale divenuta italiana n, e ammoniva il Ricasoli cbe cc un ministro come Cavour a quest'ora otterrebbe facilmente una be– nedizione del Papa Pio IX all'Italia, che sarebbe la terza del suo Pontifi– cato. n .Apprezzato oltre che dal Ricasoli, da Gabrio Casati, dal Visconti– Venosta e dal Lanza, per i servigi resi nei primi tempi di Roma. capitale, anche per incarichi segreti avuti dal Vaticano, non gli furono per questo risparmiati nuovi dolori, quando fu tra i primi, e tra i pochissimi, a tra– smettere nel 1873, dopo la legge sulle guarentigie, in onta al veto papale, il Breve della sua nomina a vescovo al Governo d' Italia. Finché Silvio Spaventa lo propose, nel 1877, a Gran Priore della palatina Basilica di S. Nicola di Bari, e. l'amicizia del cardinale Hohenlohe gli valse, l'anno dopo, la sanzione del nuovo Papa. Nell'episodio del 1861, ricorrono nei nostri documenti i nomi di due Cardinali : Vincenzo Santucci e Ludovico Altieri. Di quest' ultimo, a cui si rivolge (con la lettera III) Mons. Pappalettere, basterà, dire, che, creato cardinale a 35 anni, da Papa Gregorio XVI (tanto che per sedare le invidie, dovette la sua nomina essere tenuta in pectore per ben cinque anni), si distinse non solo per dottrina, ma anche per umana moderazione, dimo– strata specialmente quando, dopo la caduta della Repubblica, essendo tra i cardinali incaricati, nell'agosto '49, della riorganizzazione degli Stati pontifici, moderò repressioni eccessive e troppo aspri provvedimenti contro i rivoluzionari. Era considerato il solo che nel Sacro Collegio avrebbe potuto contrastare le influenze dell'.Antonelli, se prodigatosi con vero eroi– smo (secondo Borromeo, lo chiama Mons. Boncompagni) nell'epidemia del colera nella sua diocesi di Albano, non ne fosse morto nel 1867. Più vicina alla causa nazionale la figura del Cardinale Santucci. Certo il Padre Tosti ignorava, quando a lui affidava le proposte trasmessegli dal Nigra (lettera V), che 'proprio il Santucci era stato a traverso il Pan– taleoni e il Passaglia, l'interprete diretto presso il Pa~a delle stesse pro– poste ufficiali del Conte di Cavour, a cui abbiamo già accennato. Il suo nome ricorre nell'Epistolario cavouriano del Chiafa e nelle altre frammen– tarie e non disinteressate pubblicazioni sulle trattative del '61. Ma solo BibliotecaGino Bianco
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