Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929

388 F. Sedata con uno scritto del 27 marzo (è appunto la data della lettera del Nigra) e che r ha lette con moltissimo piacere•, e vi si prosegue : « Reputo non solo utile, ma necessario di fare il possibile per trovare fra i dotti ecclesiastici dell'Italia meridionale autorevoli aderenti alle nostre idee di conciliazione con Roma. Non v'ha dubbio che i preti e i frati napoletani saranno ascoltati a Roma più degli altri, e che si darà alle loro parole maggiore autorità, appunto perché Antonelli ed il Papa sperano di riconquistare il territorio per– duto confidando nella pretesa impossibilità di unificare e difendere la bassa e l'alt~ .Ltalia. Ella fece benissimo ad esortare il Padre .... [evidentemente il Cavour allude al Padre Tosti] a parlar caldamente al Papa. Questi, benché abbia sfrat– tato Pantaleoni e tolto quasi ogni speranza al Passaglia, ha però tempra cosi mobile ed irresoluta da non rimanere lungamente nello ~esso proposito. ~ quindi possibile che, quando gli siano fatte improvvisamente da altra persona proposte formulate in modo diverso, apra di nuovo l'orecchio ai negoziati. » .Al Nigra che gli aveva chiesto se poteva continuare ta~e « propa– ganda ecclesiastica» il Cavour risponde : « Oontinui in questa sua ottima propaganda. » La fiducia nella composizione pacifica del conflitto con la Chiesa non abbandonò più il Conte di Cavour. In onta a- tutto. lì suo pensiero, - ne assicurava il 21 aprile il Padre Passaglia, - « anche nei giorni delle massime preoccupazioni è costantemente rivolto alla Questione Romana,. » Roma e la pace con la Chiesa sono, con insistenza commovente, i moti estremi del suo cuore nei vaneggiamenti dell'agonia. L' importanza politica di questo episodio, troncato dagli eventi ino– pinati in seno alla Curia romana, sta, per quanto si attiene al pensiero del Padre Tosti, in ciò: primo, che questo dell'aver accettato nel '61 di farsi cooperatore al piano del Conte di Cavour, è il primo passo dell'Abate cas– sinese nel campo della realtà dei tentativi di Conciliazione; di molti anni precedente a quelli che egli compirà nel 1868, alla vigilia delle nozze di Umberto e Margherita, e più notoriamente nel 1888, al tempo di Crispi; secondo, che, oltre che precederli di tanto nel tempo, questo passo, oggi rivelato, supera i successivi per altezza di visione e ampiezza di conces– sioni da lui consigliate alla Ohiesa verso lo Stato. Nel 1861, pur con la riserva pro forma e in pectore dei diritti della Santa Sede, il possesso ita– liano di Roma è pieno ed è illimitata la sua funzione di Capitale d' Italia. Nel '68, pur essendosi fatta men sicura nei rispetti interni e internazio– nali la situazione della Sant:} Sede, il nostro monaco riprende da altri il disegno del Vicariato, conferito al Re dal Papa per lo Stato pontificio, Qon Roma governata dal Papa stesso, « capitale del mondo (non dell' Ita– lia), - come diceva conversando con l'amico Capecelatro, futuro Cardi– nale, - e insieme salon àe réception per le grandi feste d' Italia. >> Né era più preciso, - e troppo vi riecheggiava l'antico ideale guelfo, prima ab– bandonato, e un po' di medioevo, cosi caro al Tosti - il fondo del piano adombrato, dopo le vaghe e disgraziate conversazioni col Crispi nel fa- moso opuscolo La Conciliazione (1887). ' _Ecco perché queste lettere del '61, sotto l'impulso del Nigra e la sug– gestione del Cavour, rappresentano, nel pensiero conciliatorista del Tosti non solo la fase iniziale per il tempo, ma anche la concezione più alta ~- BibliotecaGino Bianco

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