Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929

Il Padre Tosti, Nigra e Cavour e la conciliazione 387 - e di imprudenze anche da parte italiana, sopraffatto dall' .Antonelli e da altre influenze, non tutte romane. Padre Tosti è da amici romani distolto dal recarsi a Roma, se non vuole esporsi alle ire del Papa, concitatissimo, diffidente di tutti e di tutto. Egli, stretto tra chi lo vuol lontano da Roma, e il Nigra che ve lo spinge, confida « il fardello delle proposiiioni del signor Ministro » ad una lettera al Cardinale Santucci, e se ne resta col suo Bre– viario a Montecassino : pronto tuttavia a vola.re a Roma, se cosi il Santo Padr~ dovesse desiderare: disposto, in tal caso , a ritornarsene magari con le bastonate che (scrive in una di queste mirabili lettere, la V) « sono sempre l'appendice della soma. » Manca nel manipolo dei documenti che seguono, il testo del progetto affidato dal Nigra al Tosti. Noi lo conosciamo d'altra fonte. Eran passate, pochi giorni prima, per le mani del Nigra le istruzioni ù:f&ciali,dopo quelle ufficiose già pubblicate, al Pantaleoni e al Passaglia per il negoziato ormai avviato col Papa e proprio a traverso lo stesso Cardinal Santucci, sino all' ultimo momento all' insaputa del Cardinal .Antonelli, Segretario di Stato. · Del_grande piano uscito dalla mente del Conte di Cavour non si può imaginare sintesi più commossa e commento più efficace, più suggestivo di quelli che nella lettera al Cardinal Santucci ne dà il Tosti, quando, quasi riprendendo il modo di Livio o di Tacito, riferisce il discorso fattogli dal Nigra. V' è in quelle parole un pathos che bene risponde alla dramma– ticità delle vicende di quei giorni, e travolge il lettore. Ma quell:1 sintesi è anche storicamente esatta. In compenso di Roma capitale d'Italia, l'applicazione più generosa e leale della formula « Libera Clliesa in libero Stato», che il Cavour, non che improvvisato per espe– diente tattico, aveva concepito a traverso una lunga elaborazione e avrebbe tradotto, smentendo i postumi critici, in un regime concreto di collabo– razione intima tra le due Potestà. Esatta è anche la formula transattiva dell'occupazione di fatto dello Stato pontificio e di Roma e della riserva dei diritti della Chiesa, come dice il Tosti, « nella clausura di una Pro– testa. 1 Noi conosciamo una lettera del Nigra al Pantaleoni (9 marzo 1861), che, accompagnando il progetto venuto di Torino, corretto in questo capitolo, con maggiore intransigenza, di mano del Minghetti, unico con– sigliere del Cavour in questi negoziati, si diceva interprete del pensiero del Conte nel suggerire di non spingere « le pretensioni nostre al punto da domandare al Papa una formale rinunzia al potere temporale», con– tentandosi di « una semplice acquiescenza » al possesso di fatto, - la sola cosa essenziale che per ora occorre, - e consentendo al Papa « la riserva dei diritti, (si noti l' identità della frase nella lettera del Tosti) il salvis tamen juribus Sanctae Romana'3 Ecclesiae >>. (< Facilitiamo, - aveva scritto il Nigra, - per quanto è possibile, al Papa il doloroso sacrifizio. » Una risposta, diretta del Cavour al Nigra non è negli incarti ufficiali sulla Questione Romana, né apparirebbe nota ai carteggi sinora pubbli– cati del grande Ministro. Ma noi crediamo di poter affermare che è diretta al Nigra una lettera a destinatario ignoto, pubblicata mutila nella raccolta del Chiala, sotto la data del 2 aprile '61. Il contenuto avvalora la nostra identificazione. Vi si parla, in fatti, di lettere di due Padri comunicategli BibliotecaGino Bianco

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