Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929
I ' B. CRoc'E, Storia della età, barocca in Italia 497 Di graride importanza è la rapida, ma perspicua sistemazione dei così numerosi trattatisti sulla « ràgion di Stato ii qui compiuta dal Cr?ce. ?l 9uale ci mosti:1a i loro diversi atteggiamenti rispetto al Ma– c-_hrnvelh, 1 ~or~ -espeùienti 'per utilizzarn il machiavellismo rinneganùo I autore (prrnc1pale fra questi il « tac1trsmo Ji cioè la sostituzione di ,~_a,c~~o -~ ~ac~iavelli come m™:stro dell_a r_agio~ di St3:to, mu'strata già Ui:tl '. nifanrn), e sopratutto le 1mpost,h7,l0Uldate da essi al proHema ap– pw:isio1:u.nteed eterno del rapporto ira politica e rn"rale. 'l're vie essi battero.r.o per la. soluzione del problem:L: « la prima, di ristabilire in form_a più alta l'i~~ntit?I, medievale di l ,iliè':1•a e morale; la Sèl'Ollda, di comnderare la poht1ca, intesa nel senso1machiavellico, ossia la ragion di 8tato, come un mero negativo della, legge morale; la terza di definirla come alcunché 1 di positivo, dl;!,distinguere dalla morale, ma da p'orre c'on questa in un,determinato rapporto. Jl Naturalmente il Croce dà la pre– f_erenza a quelli che batterono la terza via, ravvisa~dovi dei precursori òella teoria, da lui sostenuta circa il. carattere « economico ll della po-; litica, aggirantesi nella sfera dell'utile che precede quella della morale. Egli si ferma particolarmente sullo Zuccolo, autore nel 1621 di un breve saggio sulla Ragion di Htato 1 definito dal ;Meinecke come lo scritto più breve, ma più denso di contenuto sul tema. Per lo Zuccolo, appunto, la ragioh di Sfato- non era né buona, nd cattiva: « di qua dal bene e dal male li, potremmo dir noi. Ma aveva tuttavia valore positivo come arte dì governo, la 9u,àle, secondo le 1 sue parole, «' non .meno rigÌJarda al brutto che all'onesto, non manco va dietro all'inginspo che al giusto i>; e finisce per esser buona o cattiva secoiv-clo il fine buono o cattivo di chi l'adopera nel governo. Il passaggio avvenuto nel Seicento dalla storiografia letteraria a quella scientifica e critica è pure illustrato ampiamente clal Croce, eh~ tuttavia mostra quanto predominasse ancora la letteratura storica ma– lamente enciclopedica e votamente aneclclotica, l'erudizione pedante, insipida e credulona. Maggiore' appare la fioritura della storiografia po– litiça, veramente caratteristica dei Seicento italiano: e saggi interes– santi del senso politico di quegli scrittori sono dati qui, non citando il Sarpi lfafi!OSO e il noto Davila, ma gli oggi dimenticati Vittorio Siri, autore di voluminose storie dell'età sua, e Bisaccioni, che narrò la guerra dei Trent'anni e la rivoluzione inglese, e Brignole Sale, che scriss'e discorsi politici sotto il titolo di Tacito abburattato. Questi scrittori politici si rivolgevano, com'è naturale, alla storia contempor~nea, e avendo poco o nulla di storia italiana da narrare, studiavano quella dei paesi stranieri. Ma se la rigorosa considerazione politica è il loro merito, è anche il loro difett0-, poiché tutta la storia restringe a quell'unico :IBpetto dimenticando gli elementi svariati e la vitalità profonda della s~cietà umana, la sua continuità progressiva intellettuale e citi.le . Anche nella immensa selva fossile q-eiprecettisti morali e politici il Croce sa trovare qualche arbusto vigoroso, qualche ramo non secco, qual– che fiore gradevole. Vediamo tratti. alla l~ce p~n~ieri_giusti e i;11~egno~i, questioni acute e importanti. Ci è anche ricostituita rntera la fis10.nom1a morale di uno scrittore napoletano, Torquato Accetto, da un breve trat- 32 - Ptqaso. ., i I
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