Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929
. 484 B. Tecchi tirocinio, quel senso di idillica vita che, se poggiava sui tramp-01i -della tragedia doveva da['e ancora, verso il 1908, un'illusione dli sicurezza. E irufatti .1~pagine su Vienna e su Praga sono tra le più belle e .riposanti. Ma ruspettwtelo al vairco di Berlino, rumorosa, babelica, fumosa, oppu.re luccicante di un lustr,o tutto ruuovo.... e v,edrete che anche qui pooo o nulla- c'è da buttaire. Era quello, la Germania, il pra.e.seclassico delle teorie bor.i-Oseche v,O!l'l',ebberomettere a soqquadro il mondo, d-ei professori che ogni settimana inventano un cataclisma? Morandotti, dopo il tirocinio che aveva fatto sulla propria pelle, e.ra l'uomo che ci voleva. B,iferiva non senza interessarsi - sia detto in suo onore - a ogni idea, per originale o stramba, cl.te fosse; ma poi, senza accorgervene, ci metteva la sua. Uno scrittore aveva ,scoperto un Bismark « problema– tico » e quasi mistico, che sentiva la« caducità- dell'azione?>> Benissimo: ciò sia pure vero in parte, ma il fatto è che questo non impedì che Bis– mark facesse quello che fece, e avrebbe ricominciato a far sempre lo stesso. Vero è che questo senso d'equilibrio non gli •baistò a pu:·esentirre l'ura– gano che lin quella società, si p.reparn.va . Ma chi ha fatto obbligo agli scrittori d'esser profeti? E ,q uanti lo furo no? Qualche presentimento sì, ne ebbe; e quel cocr:i,tinuodiscuterre anche inegli anni p.rima della guerm ipm·chè i t,edesohi all 'este.ro non godessero tutte l,e ,simpatie e quella frase che ;r-i.feriivada hoc ca tede sca: « fo11se abbiamo trÒppa- ingenua fiducia . nella forza» .... erano ben un indizio. Ma la verità è che la fin.e del lu– glio 1914 1o oolpi c,ome tutti o quasi furono oolpiti: un fuÌmine a ciel sereno. Ne soffrì, s.i trovò come sbalordito, ,ma appena potè rimettersi dallo ptuPOll'e (e lo confessò pubblic.a:inente, con ,quella probità rara che gJ.i era propria) e potè 1:itornare iin Germania, non sol-0 informò il suo paese, nei mesi .sca,brosi prima della guerm d.taliana, con un'obbiettività che in quelle ch-costauze non ,e1ra, facile consarva.re, ma trovava il tempo di rifrursi, a ogni occasione buona, oo n gli ,storici « che, rvenendo dopo, saruno sempre queillo che c'era da fawe, e dicooo : era cosi chiaro ! » ; e intanto passava all'~hiuta oensm.a berlinese certe notizie e apprezza– menti che se non fosseiro stata. velaiti come egli sapeva velarli .... 'das ist aber malitios. Di quella malizia, a guerTa, finita e tornato anoora a, Berlino, non si valse invece (e non ,sarebbe staJto più lui) par mordere il pa.ese vinto; chè anzi la, veilò ancor più di un.a certa malinconia e umana compren– sione1 senza tuttavia tacer,e, par falsa pietà, le colpe e i gua;i che non . dov,evano esser taciuti. Ma ormai, anche dopo quel colpo che dentro aveva sofferto della guerrra, era arrivato a un tale g.rado di equilibrio, e dd. distacco, che aiIWhele oose più gravi gli prendevano tra le mani una luce di leggerezza ,e di felicità espressiva. Sentite questa il giorino che (due mesi dopo il luglio 1914) voleva rìentra,re in Germania e i tedeschi tenevano chiusa la fa,onti€.I'a: « Ge.r– mania, la.sciami passare. Pretendi di non conoscermi ? Ti ho dato i miei an~i m~gliori. .Siam si ,dmi:i,sti un po' ,stranieri l'uno all'altra come ogni latmo m casa tua. Ma vorrai ten€1l'mi il ,broncio per quattro arguzie commesse nel placido tempo trascorso ? >> BibliotecaGino Bianco
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