Pègaso - anno I - n. 4 - aprile 1929

' Ricordo di Ferdinando Martini -179 ,l'ltagni di Cutigliano, se ne va a fare sua legge e suo cibo l'epistolario del Giusti.. .., - ecc: Qualcuno di qua e di là dell'Appennino, sii sente toccato? Pace. Il Martini · scriveva nel 1890. / Ma stjamo al ,Giusti. Checché sembri, tra il Martini ·e il Giusti, tra il critico e il poeta paesani, non corse un idillio. Qualche anno fa, quando , .ancora il camminare gli era agevole, fiRito il lavoro. ogni sera, alla buona stagione, Ferdinando Martini lasciava la biblioteca e solo solo .scendeva per la strada che dal giardino della villa porta al •piazzale di Monsummano. •Una sera gli ero compagno. E '.quando, a una svÒlta della ,strada apparve la piazza, e~co in mezzo alla piazza Giuseppe Giu~ti di marmo che dal piedistallo guardava verso di noi, come aspettasse dav– vero di veder appa-rire da, un momento alì'altro il suo biografo e com– mentatore. Ma senza alzar la testa verso il poeta, il Martini tirò dritto .alla farmacia. Non so come, ma quel riguardare del poeta, e quel tirar via del critico rinnovarono in me l'impressione che sempre ebbi dagli scritti del Martini sul Giusti: un amore fatto di fedeltà severa e quasi dtspettosa: gli sta ai panni, ogni volta che può lo rimbecca, non gliene lascia passare una. Dissi al Martini quest'impressione. - Sicuro, ri– spose lui, me l'osservò un giorno' anche Ruggero Bonghi. - Lo confesso, restai male. Ecco un uomo che ha tanto vissuto, tanto sa delle cose e degli uomini che non gli ,se ne dirà mai una nuova! Ci son due m'odi di far critica e di scrivere storia (ce ne sarà cento, ma due ora bastano). Chi vuota il sacco pigliandolo per il fondo; rac– -0onta tqtto con ordine, a ogni uomo a ogni fatto a ogni opera dà il suo posto, chiude il quadro nella cornice ferma della sua, logica, e gli appone su il suo giudizio. Che son ,gli storici veri. Il grosso, il forte dell'eser– cito. Ci sono poi quelli che vanno di pattuglia, tentano, esplorano, fanno -qua e là prigionieri, sono bravi bravissimi, ma non stabiliscono la linea, non tengono la posizione. FeWinando Martini fu critico e storico cosi. Ci dette capitoli eccellenti e non libri. Può dispiacere che chi sulla To– .scana e il Granducato dal 1815 al '59 ci ha detto si può dire tutto, degli uomini, della yita, dei costumi, non ci abbia poi dato quel libro sulla rivoluzione toscana ,che ancora non c'è; può dispiacere, ma non è men vero che tutto quello che il Martini ci ha detto sul tèma è vivo, è vero, .è acuto, è ben detto ; fatti e documenti accertati, idee e giudizii pensati con la testa sua. E se il patriottismo dei toscani, popolo o magnati, non ci fa sempre la bella figura, valga prima la verità! Leggete il primo ca– pitolo del secondo volume deJÌi Confessioni e ricordi. Insomma, come in letteratura, anche in politica il toscano ~fartini fu volentieri pup.– gente verso i toscani. Che infine è vera toscanità,! Quanti fatti e fatterelli, quanti aneddoti, quante bottate, quanti ri– tratti e ritrattini anche in questo secondo volume di ric6ròi ! Chi dice, : anche troppi ? · Aneddotica fu un po' tutta la, letteratura toscana intorno a lui, il Collodi Yorick il Fucini.. .. Ma l'aneddoto del Martini ebbe un altro . sapore.' C'è chi 'fa dell'àned~oto una novelletta, ~liene ~à 1~ ~razie ? 1~ - veneri e passi. C'è chi coltiva l'aneddoto a serie, a r1petiz10ne, c1 s1 BibliotecaGino Bianco

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