Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929
- 1 336 U. Fracchia dino, tutta la comitiva s' era raccolta sopra una terrazza dalla quale si dominava gran tratto di paese: e di lassù l'amabile ospite ,anda,,a, illustrando sommariamente ai suoi amiei il bel pano– rama,. - Se c'è qualche cosa da ammirare qui, - diceva, - è che vi si trovano affratellati in poco spazio la vite, l'olivo, il castagno, il faggio e il pino. Detto questo, si 1può chiudere il libro delle virtù -del paese e non parlarne più, a meno che non venga il mio amicò Iupiter a scriverne un altro capitolo. Ora, - soggiunse prendendo l'amico Iupiter sottobraccio, - se le signore ce lo permettono, noi con molto rammarico le lasceremo qui affidate a Marcello. E men– tre esse si riposeranno, o visiteranno il frutteto, la casa, la stalla, come a loro piacerà meglio per ingannare il tempo, noi ce ne an– dremo con i muletti a fare- una passeggiatina di tre o quattr'ore su per queste. montagne. Raggiungeremo qnèl crinale cli rocce, lo se– guiremo sino al valico che vedi a sinistra, e di là, aggirata la cima, verremo a scendere lungo questa vallata, che ci riconduce sani € salvi a casa. Mi perdoni, signora, - disse poi con un inchino, rivolto alla signora Celeste, - io tolgo a lei il pfr1icere di stare eeon Stefano e a me stesso il piacere di rimanere con lei. l!J davvero un peccato che siano cadute in disuso le portantine. Debbo averne ancora un paio nella rimessa, ma non si troverebbe chi le S:ijppia _portare. Sono pronti i muli? - domandò infine al fattore. Erano pronti. Si udivano batter le pietre della corte, scuotere i "loro bubboli sonori. Tntti scesero ad accompagnare i partenti. - Addio, babbo. Mi porti con te ? - disse m~lincon,ica Alei:,;;- -flandra, abbracciando suo padre Il maggiore Iupiter infilò la staffa e con agilità inforcò l'alta -sella. Il signor Conte, prima di posare il piede sul ginocchio piegato .del fattore, baciò la piccola mano inguantata che la signora Celeste gli porgeva sorridendo, il capo leggermente inclinato sopra una _spalla e le ciglia socchiuse come per il troppo sole. Quindi con uno slancio di tutta la persona cercò di spiccare il salto. Si videro volare le falde 9-ella sua giacchetta, le sue gambncce inarcarsL· il c:ijppello di paglia oscillare, e infine, rosso in viso ma trionfante, -egli andò a posarsi sulla sua cavalcatura in un equilibrio che ebbe .del miracoloso. - Mi raccornanclo a te, Marc.ello, - disse a suo figlio mentre .annaspava per infilare le staffe, - fatti onore per carità. Mostrati anche tu buon, cavaliere. _ - - Non vorrai mica crederti un cavaliere perché posi le naticlie'. sopra un bordotpo, - gli rispose ridendo sguaiatamente Marcello: .- Va', va', vecchio rospo, che· a farmi onore ci penso io. E dette nna manata sulla groppa del mulo così fort_e, che la BibliotecaGino Bianco .
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