Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

, La Stella del :Nord 335 bero volentieri cambiato con quello più comodo del signore. Egli invece avrebbe cambiato volentieri· la sua condizione con la loro, solo che avesse saputo maneggiar la stecca, il mazz:uolo, la lesina con quella meravigliosa destrezza che valeva bene tutta la· sua icienza. Sicché, senza nemmeno supporre l'invidia che destavano in lui, levando le loro facce agre e bige, essi guatavano quel moscar– dino che' tutto azzimato, con quel bel ciuffetto e. quelle mani da chierico, li offendeva soffermandosi a riguardarli. Eccolo finalmente sul Corso. Tanto a destra, quanto a sinistra, non si vedono che botteghe. Qui non si fabbrica nulla, si traffica solamente. Il latino ora potrebbe servirgli a meglio imbrogliare il •uo prossimo: ma egli non ha nessuna fede in quest'arte. Prose– guendo in direzione opposta a quella che la sera innanzi al maggiore Iupiter era parsa la migliore, fatti non molti ![)assi, ecco il Duomo, il Vescovado, l' Arciseminario, l'Università, tutti affacciati sopra un'unica piazza. Quel palazzotto, che ha un'aria di vecchio con– Tento e ![)Uzzaa distanza di colla fracida e d'inchiostro bituminoso, è la Posta. Poco più avanti sorge il Palazzo -Municipale. Vi si accede per una bella scala a due rampe, vigilata da giganti che reggono nel ![)Ugnoenormi clave di pietra. Il piede della scala è tutto tap– pezzato di b:tndi, ma nessuno che faccia al caso suo. ,,. Da una strada all'altra, dall'uno all'altro quarti~re, Benedetto percorre mezza città senza vedere nulla che ![)Ossa~ervirgli .d'indice e guida. Gli sembra di essere ritornato ai primi anni di collegio, quando dai più anziani sentiva bisbigliare che di notte saltavano il muro. Anche a lui prese un giorno questo capriccio, e venti volte fece e rifece il giro del recinto, ma il muro era da per tutto così alto e irto di vetri che non gli riuscì di saltarlo. Più tardi, dive– nuto anziano a sua voltllt, seppe che si ~altava aprendo con una falsa chiave un usciolo in fondo ltll'orto, e da quel momento fu anche per lui l'ill![)resa più facile del mondo. Quale sarà mai il punto in cui, si chiedeva, chCha bisogno di lavorare deve saltare il muro che lo divide da chi può dargli lavoro ? E si guardava intorno, tenend~· gli occhi bene aperti, per carpire alla vita mediocre il suo segreto. XIX. Quella proprietà del conte Pepi, in montagna, . comprendeva una vecchia casa rustica, vasti,poderi, vigne, oliveti, pascoli·, selve e distese di deserti rocciosi. Un fattore gallonato, con una lunga penna di fagiano sul cappello, una folta· barba, una doppietta in ispalla, era il re di quei luoghi. Dopo una prima merenda in giar- BibliotecaGino Biancu

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