Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

La Stella del Nord 331 Rosso in viso, il conte P~i sollevò l'ombrellino, ma poi il suo sguardo, fatto un breve volo intorno al maggiore Inpiter sempre chino sulla sua carta, tornò a posarsi indiscreto sull'orecchio di lei, piccolo, roseo, appena cosiparso di cipria, e vi rimase attac– cato come un vespone ad una foglia .di rosa. La signora Celeste aveva già arrossito di quello sguardo, ma ora non ci pensava 1Più. Essa pareva felice. Quell'abitò chiaro, quel leggiadro cappello, il sole, l'aria tepida ma viva del mattino, le !Premure di quel garbato signore, un completo oblio di ogni cosa che non fosse il [piacere di sentirsi vivere, la ringiovanivano di dieci anni. Il dondolio della carrozza la cullava dolcemente, ed essa sempre più si abbandonava sui molli cuscini, un l})Oco stordita dai forti aromi che i cespugli della montagna le mandavano incontro, e da quella luce, simile a un limtpido e sconfinato mare nel quale le pareva di sommergere. Chi allora l'avesse veduta_, non avrebbe mai pensato di cercare sotto le ali volanti di quella paglia di Firenze i suoi primi capelli bianchi, e in lei la mamma di quella fiorente fanciulla che, nella seconda carrozza, teneva testa con fermezza agli arditi assalti del suo compagno. - Che cosa crede che faccia mio padre in questo momento?~ chiedeva con sfrontatezza Marcello alla signorina Alessandra: ~ Né più né meno quello che io faccio con lei : una corte discreta wa senza quartiere alla sua mamma. Soltanto che io agisco alla luce del sole, mentre a quel vecchio libertino non parrà vero di sentirRi defilato da noi. - Che cosa significa : defiÌato ? - chiese Alessandra per sviare il discorso. - Defilare, - rispose con un certo susi;;iego Marcello, - è un verbo venuto in uso corrente con la guerra. Si rlice defilato nn terreno, un ponte, un caseg·giato, un cannone, un reggiihento, una qualunque cosa, insomma, che si trovi in posizione tale, sotto il tiro nemico, da non poter essere colpita. - Bene : allora non abusi del fatto che io non tposso defilarmi da lei, - disse ridendo Alessandra, - e la finisca di pestarmi gra– ziosamente un piede. - Che sciocco! Ohe villano! - gridarono insieme le due signo– rine, l'insipida e la bruttina. - E lei, mi dica, - chiese bruscamente Alessandra, - come mai ·non è alla guerra come tutti gli altri ? Il giovane Marcello tperdette in un attimo la sua bella baldanza. Ebbe un sorriso impaccia,to, si aggiustò il nodo della cravatta, e, guardando finalmente altrove : - Noi belli non ci hanno voluto, - rispose con fatuità: - Guai se ne sparisse il seme. Bibl1oteca Gino Bianco

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