Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929
, . La Btella del Nord 329 Jalla, alla quale i.l suo -ampio. e soffice_m~:qtoimp~disce di spicéar~ ·_ il volo, un vestito di tela d' Affrìca stirato a nuovo e, infine, sulla testa, in una posa ardita, un c:q>pelluccio di paglia piuttosto piccolo, rotondo, a cupola gonfia e ad ali ripiegate; che conferisce al suo viso un'espressione di candida e stupita ingenuità; tanto più note– vole se si confronta c_on l'espressione dipinta sul viso del signore che· gli siede di fronte, dando le spalle al cocchiere, solo sul sedile per due: un uomo dall'aspetto grave e quasi maestoso, forse perché si tiene ritto e alquanto imlJ)ettito, così da oltrepassare· di tutto il busto il bordo della carrozza, o forse perché la sua faccia, che sembra d'oro antico sotto il vivo sole; s'incupisce a u.n tratto nel– l'ombra di due folti e spioventi baffi neri. Nella seconda carrozza un giovanotto dal viso tondo, roseo, ma di lineamenti piuttosto forti e un pochino volgari, interamente sbar– bato salvo l'ombra che fanno sulle sue gote due lunghe e sottili ba– sette biondicce, vestito di grigio, con una cravatta che gli ·si al– lunga sulla camicia con molta import"anza, occupa il posto peggiore, che è quello dietro il cocchiere, lasciando gli altri a tre signorine, ·delle quali una si può dire bellissima, e gli siede di fronte; l'altra che le sta di fianco, e che somiglia al giovane come se fosse stata colata nello stesso stampo, ma con più scar·sa materia, non è né brutta né bella; una di quelle ragazzine che non hanno in reàltà _ 11iente di brutto: begli occhi, un bel naso, piuttosto piccolo e ben __... modellato, una bella bocca, un bel mento, un bel collo, capelli nella misura necessaria, eppure tutte queste parti, messe insieme, non riescono a- formare un bel viso, e nemmeno piacente, ma soltanto insipido e simile ad altri mille ; la terza poi, che siede a destra del giovanotto, si può dire francamente brutta. La ragazza brutta no'r; stacca gli occhi dal viso della ragazza bella. Il giovanotto vuole addirittura mangiarsela. Egli spesso ride, facendo splendere al sole, nella cavità della sua bocca, due file di sani e formidabili denti, la cui voracità ed insolenza non lascia dubbi sulla natum dei suoi ap1petiti. - Come tutto è bello qui, co::ne quest'aria è fine, leggera, pro– fumata, - sospirava languidamente nella prima carrozza la signora - · Celeste, lasciando che ad ogni sobbalzo più brusco la sua spalla an– dasse a sfiorare il braccio del conte Pepi, che teneva l'ombrellino. - Son? felice di offrir~liela !utta, si~n_ora, - soggiungeva il conte Pepi con uno sguardo ammirato e gioioso : - È stata prepa– rata appunto per lei. ~ ,,. . _ Ah, ah! - rideva il giovane Marcello Pepi nella, seconda carrozza: - Ohe bel burrone si.apre qui sotto. Ohe bel ruzzolone si potrebbe fare. - Ci lasci godere in pace questa bella veduta, -- diceva Ales- BibliotecaGino Bianco
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