Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929
·\ 328 D. Fracchia ~rescioso o difficile, ma anche facendo qu3.:nto è in noi Qè_rri~e- __ diarvi. Nòn è così, Alessandra ? . Poi ragionarono a lungo, insieme, delle possibilità che egli aveva dì trovare lavoro in una piccola città di provincia affatto nuova per lui, e quale sarebbe stato l'impiego (Più conveniente. -· O l'uno o l'altro, importa (Poco, - disse Benedetto a con– dusione di quei lunghi discorsi: - Non si tratta di tutta la vita e, infine, si può sempre cambiar mestiere. Anzi, non lo cercherò ta,nto in alto. Non posso accontentarmi di uno stipendio pidoc– chioso, io. Bisogna scegliere uu buon mestiere d'oiperaio. Meglio di tiitti mi piacerebbe il tipografo, se qui ci fossero ti(Pografie. ·· La prima luce dell'alba li trovò ancora svegli con i vi~i un poco tlallidi é gli occhi a:ffatièatL Ma Benedetto era caduto dal sonno, quando Alessandra se ne andò triste a riposare. XVII. Uhi si fosse trovato, la mattina seguente, a percorrere la strada cl1e,dopo aver risalito il Volunnio per un breve tratto del suo corso, abbandonato il piano, volge ripida a ponente su (Per la vallatà ser peggiando lungo il più dolce dei suoi versanti, avrebbe visto _co1-1 una cérta c:iiriosità due vecchie carrozze a due cavalli i;;alire 1eu– tamente il faticoso pendio. Quella è una strada· rustica, di nessun commercio in qualsiasi stagione dell'anno. Conduce a paesucoli che, dieci chilometri ipiù hl là, ,iessuno conosce neppure di nome. Vi si incontrano di prima mattina contadine che, a piedi, si recano al mercato. della città, più tardi un iprocaccia, un guardaboschi, un rag·azzo lacerò che pascola un magro gregge, raramente uno spaccapietre o uri fraté questuante, più raramente un prete,· mai due carrozze che vadano a diporto. per quella strada, al termine della quale, dopo aver, cam– minato per un paio d'ore, tu non trovi che un mucchio di bicocche nere e spolpate, un ca,m1paniluzzo stinto, e montagne sopra mon- . ta.gne-a non più finire. Tanto meno poi due carrozze come quelle, così maestose e pesanti, con i cocchieri vestiti di vecchie livree verde pisello, i cavalli coi :finimenti d'argento e, nella prima, una bella ·tiignora vestita di bianco, con un capipello di paglia dal quale pen– dono graziosamente alcuni nastri azzurri e che basterebbe certo a riparal'la dai raggi del sole, se_un bruciore agli occhi, di cui di quando Ìn quando si duole, non" la costringesse a cercare l'ombra Ìpiù riposante di un ombrellino, pure azzurro, tenuto aperto e incli– nato con molta galanteria sul suo C8(PO da un signore che è il ri– tratto' della salute e della giovialità fatte uomo; u;n signore non più giovane, anzi maturo, con d·ue corti baffi grigi bene arricciati, le larghe gote accuratamente rase, una bella cravatta rossa, a far- .. Biblioteca Gino Bianco .,,..fJ r••
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