Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

La Stella del Nord 327 In silenzio, seduti sul letto, cerc·arono di abituarsi a quel loro segreto. Se ne sentivano il cuore pesante, e non sapevano come sopiportarlo senza provarne una specie di dolorosa vergogna. Lo .avevano cal'jpito al loro padre, involontariamente glielo avevano l.'ubato. Benedetto pensava dove mettere quella lettera, in modo rhe al padre potesse sembrare naturale di ritrovarla. E dopo molte incertezze decise di infilarla nella tasca dell'abito che, prima tli coricarsi, egli avrebbe certamente apipeso all'uncino, fuori del– J'uscio della sua camera. Alessandra pensava come le sarebbe stato difficile di guardare in viso suo padre e di sostenerne lo sguardo senza arrossire, quando il giorno seguente si sarebbe trovata di– nanzi a lui. - Vedi ora, Benedetto, - disse con malinconia, - come spesso sei stato ingiusto nel giudicare il babbo? Quanto è migliore di noi'! Che nobile carattere è il suo e come ci vuol bene ? - È vero, - disse Benedetto : - Ma chi lo vede sempre così svagato dietro i suoi sogni di grandezza, di ricchezza, di fortuna, ehe sembra non curarsi di nulla, se non· di quei suoi miraggi favo losi, fuori d'ogni realtà, come potrebbe credere che egli nasconda cru~ci così dolorosi, e anche meschini, come ipossono essere quelli del !JOstro vivere quotidiano, del guadagnare denaro per mantenere noi e la mam ma in una certa agiatezza, o anche propositi come quello di , 1ues.to viaggio ? La vita è facile da capire in generale. Ma poi, ca so per caso, vedo ora come ci si possa ingannare. Egli si sentiva profondamente deluso e umiliato da questo ipen– i;dero, e non se ne consolò iper un pezzo. Più tardi poté mandare ad effetto il suo disegno. Quando, dopo aver origliato nel corridoio, udì finalmente che il babbo, credendoli senza dubbio già tutti ad– dormentati, entrava diritto nella proipria camera, e, passata una buona mezz'ora, l'udì chiuderne la porta a chiave, leggermente sci– volò nell'ombra e mise la lettera in una tasca del suo vestito appeso a.ll' uncino. Non ne provò nessun sollievo, non se ne senti liberato. Q uella lettera egli la portava ormai scritta nella memoria e non !ilene sarebbe liberato mai più. Tuttavia in quella lettera c'era anche <1ualche cosa che gli dava un senso di intima sodisfazione, ed era che suo padre, scrivendo a Massimo, avesse alluso al carattere suo e di Alessandra come ad una forza su cui sostenersi: « Conto sul carattere di Benito e di Alessandra, perché non solo essi sopportino questo stato di cose, ma ipersuadano la mamma ad affrontarlo con abnegazione e coraggio.>> - Sì, - disse dopo un lungo silenzio, - nost1·0 padre ha fiducia in noi, e questo chiaramente ci indica quale sia il nostro dovere. Il mio soprattutto, io che sono un uomo. Il carattere si può mani festare in mille modi, e non solo sopportando uno stato di cose in BibliotecaGino Bianco

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