Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

- Due· nemici 315 l'inizio della convalescenza che sempre ci rifà un poco fanciulli, - quella mattina stessa ci ripagammo abbondantemente ed improv– visamente del silenzio in cui ci aveva tenuti chiusi fino allora prima la gravità del male, pof un senso di istintiva ritrosia; e ad ogni battuta di quello strano dialogo la nostra voce aveva un che di puerile esultanza, come se a ciascuna si accompagnasse una scoiperta o un ritrovamento. Tanto accadde subito, ché all'inizio di quel nostro colloquio il vicino mi raccontò di essere stato più volte in_ Italia prima della guerra jper ragioni di studio, di avere imparato in quei viaggi quel IPO' d'italiano che parlava; e con un'intensità ammirativa, con la quale aveva l'aria di voler evitare un lungo discorso, troppo difficile per lui in una lingua non sua, disse il nome delle città che più gli erano piaciute e 1Più vive gli erano tuttora nella memoria. Di qui alla compiuta !Presentazione di ciascuno di noi il passo era breve, e seppi così che il tenente Hermann Alcsuti aveva lasciato i suoi studi di architetto per passare in un reggimento del Genio e da questo in aviazione, e che nella sua casa, in una cittadina di pro– vincia, era sola ad attenderlo una sorella, minore di lui, la quale costituiva tutta la sua famiglia. - Soltanto una sorella .... Nur eine Sckwester: Gretchen .... Eccola,· una sc.operta insospettata, ecco un giuoco bizzarro del caso. E che gran battito d'ali qui, sotto la gola, mentre gli rac– contavo di non aver più neppur io né padre né madre e che una delle mie due sorelle si chiamavl:li Margherita .... Sorrise, disse: « Gretchen vuol dire Margherita)), e tenne ,per un momento gli occhi fissi alla porta della stanza, come se un colpo di nocche avesse annunciato una visitatrice per tutti e due, l'unica che potesse es– sere sospinta fino a noi da quella mattina miracolosamente chiara : Gretch(}n o Margherita. "Ma quando fu la volta di contrapporre alla sua professione la mia,-di rivelargli quali studi io avessi lasciati a metà, dove trovare il coraggio per confessare a quell'uomo, venuto alla guerra da un cantiere, i sogni perseguiti fino allora da quella mia giovinezza, che era stata sul [Punto di spegnersi insieme alla sua? Mi sarebbe tremata la voce, come in certe lontanissime sere tremava al colle– giale, che si !Prendeva sottobraccio il compagno prediletto e, trat– tenendolo in un canto del cortile prima di raggiungere la came– rata, gli parlava, parlava, parlava di sé e delle sue speranze (che speranze? certezze) per la vita che lo aspettava: così senza nesso, divagando continuamente, solo per diss~pare con le parole la ma– linconia dell'ultima campana del giorno, che allagava il cortile e si ostinava a versare ondate di cielo e d'avvenire sulle braecia di due ragazzi incaipaci a sostenerle. BibliotecaGino Bianco

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