Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929
308 A. Lualdi tutto e per tutto, e di sbrigarsela lui, con le beghe della politica estera ed interna, si capisce che la lettera umilissima del musicista– ministro vuol dire : senta, caro signor iprincipe, mi faccia il santo ipiacere di tornare a casa, a darmi una mano nel disbrigo di tutti gli imbrogliatissimi affari nei quali lei si è, e mi ha messo, perché io, 9-ei suoi pasticci diplomatici, incomincio ad averne piene le tasche. Anche a disimipegnarsi da solo, però, lo Steffani non doveva ca– varsela male se proprio per l'interessamento di Giovanni Guglielmo fu nominato, nel 1706, vescovo di Spiga in partibus ; e consacrato a Bamberga, nel 1707. I due anni seguenti furon quelli della sua maggiore gloria. Scende in Italia; a Roma è colmato d'onori, si riavvia verso il nord insignito della carica di Vicario apostolico !Per la Germania settentrionale, meditando progetti grandiosi e acca– rezzando nel segreto del cuore ambiziose speranze: il capipello car– dinalizio, chi sa?, il papato. Alla missione arride un successo grande, ma non totale. I sogni più vasti dileguano; il delicato, lungo, difficile lavoro diplomatico, mentre è valso ad allontanarlo jnteramente dalla musica, gli rende ora difficili molti rapporti, penosa la inci1piente vecchiezza, povera di risorse, poiché l'arte, la più ricca e naturale per lui, viene a mancargli, l'esistenza. Nel 1710 lo Steffani aveva ceduto al venticinquenne Haendel, ,fa lui stesso ipresentato, il suo ufficio di Maestro di Cappella. Fra le ragioni delle sne dimissioni dalla Corte di Monaco pare fossero, già nel 1689, alcuni debiti; ora, più che vent'anni dopo, le sue condi– zioni non sono migliori. I guadagni, pur lauti, non sono bastanti alla vita dispendiosissima ; deposta la carica di Vicario, lo Steffani passa da Munster a Hannover a Roma, sempre cercando una siste– mazione materiale che non riesce a trovare. Nel 1725 ritorna a Hannover, dove un antico debito dC6000 scudi lo obbliga a vendere una sua bella raccolta d'arte, e a chiedere sus– sidi ai principi di Magonza e di Hannover. Stanco e amareggiato 1per aver perduta la speranza di una ricca prebenda nella chiesa di Selz, si avvia a tappe per un ritorno definitivo in Italia, ché ormai non ha nel cuore altro desiderio che quello di chiedere alla patria l'ul– timo asilo. Ma a Francoforte, il 12 febbraio 1728, è colpito da apo– plessia, e muore. Il 14 è inumato nel Duomo di San Bartolommeo. Tutta la cattedrale gli è tomba, perché nessuna lapide ricorda dove, nell'ampia chiesa, l'italiano dorma il sonno eterno. Come compositore di teatro, lo Steffani entrò in lizza quando l'opera italiana si era già allontanata dagli ideali proposti e seguiti dalla Camerata fiorentina, ed aveva abbracciato invece le tendenze che prediligevano le forme chiuse melodiche; le tendenze che, come mezzo, prediligevano il bel canto, il canto fiorito, il virtuosismo. Biblioteca Gino Bianco·
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