Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

Agostino Stejf ani 307 nuovo teatro, che i sudditi di Ernesto Augusto, principe reggente troppo amante dei viaggi degli svaghi e dei teatri specialmente vene- , ziani, avevano costruito con la speranza di tenersi a casa il Duca. La storia 'del melodramma settecentesco ad Hannover si com– pendia, si può dire, nel nome del musicista veneto e nei dieci spartiti da lui scritti in una ventina d'anni per quel teatro, e rap1presentati anche ad Amburgo. Tra l'uno e l'altro melodramma il cui influsso sullo svilupl()o del teatro tedesco e sull'arte di maestri come Kusser– e Keiser è anche oggi considerato decisivo, :fiorivano dal genio di Steffani composizioni liturgiche~ da camera: i famosi Duetti) e gli Scherzi) e le Cantate. Leibnitz il :filosofo, esperto conoscitore di uomini, grande esti– matore dello Steffani che si era intanto leg·ato d'amicizia fervidis– sima con la Duchessa Sofia di Hannover, osserva l'abilità del musi– cista nel trattare affari diplomatici e di Stato, e lo indica al !Principe Ernesto Augusto, che nel 1693 lo invia in una l()rima missione in Baviera. Altri viaggi seguono a questo, che valgono allo Steffani la nomina, nel 1703, a consigliere intimo palatino, poi a Presidente di Reggenza nella corte di Diisseldorf, al servizio del principe Gio– vanni Guglielmo. Lo Steffani compone alcune altre ol()ere, fra le sue più belle; ma come l'attività sua in~omincia a volgersi ad altri scopi, le pubblica sotto nomi diversi : a preferenza sotto quello del Piva suo copista. LB sue lettere di questo tempo sembrano gridi di un naufrago. L'aver a che fare con gl'intrighi della politica e della diplomazia lo stanca, lo affatica, lo disamora della vita. Il povero artista, sebbene largamente compensato, non è contento. Scrive disperato al suo princ~pe : « Venga dunque, clementissimo ottimo princ~pe, venga. Ne ho bisogno per me, perché vedo chiaro e tocco con mano che la provvidenza di Dio mi ha condotto qui per darmi occasione di guadagnare il paradiso ; ma che la medesima provvi - denza non vuole che io lo possa, se non sono fortificato dalla cle– menza, dalla bontà, dalla generosa magnanimità di Vostra Ec– cellenza. Insomma, clementissimo Signore, mi sia lecito d'usurpare che tristis est anima mea usque ad mortem. Se questa vita ancora dura pochi mesi, bisognerà pensare a morire, e credere che Dio benedetto, l()er sua infinita misericordia, mi vuol martire della giu– stizia e della verità.>> Poteva scrivere meglio, e in tono più umile e di1plomatico e com– movente il pover uomo ? Certo che no. Ma se pensiamo allo stato d'animo del musicista, riflesso anche dalla lettera di Sofia Carlotta, che ho citata in principio; e all'abitudine del 1principe palatino Gio– vanni Guglielmo, di piantar molto sovente in asso e sudditi e Stato per andarsene in viaggiò, lasciando ordini severissimi di « non sec– carlo)) e, allo Steffani, l'incarico di raippresentarlo e s6stituirlo in BibìiotecaGino Bianco

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