Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

/' 306 A. Liialdi A tredici anni, Agostino cantava nella basilica del Santo, a Padova. Qui fu udito dai conte Tattenbach che, innamorato della voce sua, che gli iparve stupenda, lo prese seco, lo iportò a Monaco di Baviera, ottenne che il Principe Elettore se ne assumesse le spese dell'educazione. Affidato al direttore della Cappella di Corte Giov. Gaspare Kerll discepolo di Carissimi e di Frescobaldi e fedele alla scuola e al gusto italiani, nel 1668 il ragazzo era già musico pi camera e di Corte, e studiava l'organo, il cembalo, il canto. Nel '72 si recava a Roma, per perfezionarsi negli studi musicali sotto la guida di Ercole Bernabei ; e a Roma apiprese lo stile che gli fece tanto onore, nelle composizioni liturgiche e da camera. Accusato di ingratitudine verso il suo primo maestro Kerll,- iper aver preteso che questi gli pagasse alcuni debiti che aveva fatti con lui (di ingratitudine, ma non di scarso profitto, se oltre a suo– nare il cembalo e l'organo lo Steffani apprese molto bene e molto presto dal sassone l'arte di indebitarsi, e di farsi pagar dalla Corte i deficit del bilancio), un fatto basta a difendere il giovane Agostino dalla taccia che gli si è mossa: quello di aver, egli, proiposto é por– tato a Monaco, come successore del Kerll, il suo maestro romano Bernabei. Stabilitosi nel 1674 a Monaco, dove sarebbe rimasto per quattordici anni, e dove condusse tutta la sua famiglia, com1preso il fratello Ventura (Terzago) che fu il suo primo librettista, Stef– fani pubblicava a Monaco nello stesso anno la sua prima opera: una Salmodia vespertvna a otto voci ; e nel '75 era nominato org·anista di Corte. Come artista, era allora già maturo; quanto al trattare coi grandi, avvezzo fin dall'adolescenza a .frequentare conti e prin– cipi, Agostino era già maestro di cerimonie e lo dimostrava talvolta . anche nel non fare cerimonie. Scriveva al Duca così : « Io infra– scritto ho bisogno di un vestito di panno olandese, di un cappello per uso giornaliero, una spada,· un ipaio di calze di seta, quattro cor– petti, sei collarini, e sei berrettini da notte. )) Questo bel corredo doveva forse servirgli per il lungo viaggio che avrebbe comipiuto fra il '78 e il '79, e che lo avrebbe portato fino a Parigi : ma né le calze di seta, né i berretti da notte, né i bei successi avuti presso le corti di Francia e di Piemonte come cem– balista lo distolsero dallo studiare teologia e :filosofia; ed eccolo~ nel 1670, ordinato sacerdote. Neanche l'abito talare, a sua volta, lo ipreserva dalle seduzioni del teatro. Favorito da una Corte nella quale l'amore deli'arte e degli artisti era tradizion~, Steffani entra nell'agone scenico nel 1681, a ventisette anni, col melo– dramma Marco Aurelio 1 su libretto del fratello. Dopo questa, altre opere: Solone 1 1685; Servio Tullio) 1686; Alarico di Balta 1 1687; Niobe 1 1688. Nel 1689, abbandonata Monaco, è alla corte di Hanno– ver, in te:r;n1po per inaugurare con altro spartito,'Enrico il Leon(?) un BibliotecaGino Bianco

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