Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

n Matilde Bartolomrnéi Gioli 297 quelli del Martirii e del Frullani fra gli altri sentono la mano, dell'artista avvezza a cercare la parte caratteristica de' lineamenti. E tutta la narrazione corre spedita, aijtraente. Ho temuto, lo con– fesso, dapprima che il Marchese Ferdinando si smarrisse nella, selva degli aneddoti e che la figura sua, uscendone, 3.[)parisse di contorni niéno precisi e men fermi. MaJUi son ricreduto, vedendolo, via via che procedevo nella lettura, provato da fatti e documenti ignorati sinora,_ q1J.ale io m'ero studiato delinearlo pochi giorni -dopo la morte, con quelle parole che Ella ha voluto fossero, quasi una sintesi, le ultime del suo volume. 73} ci sono dei giudizi tanto· coraggiosi ,quanto sono abili certi silenzi. Coraggioso, specie in questi giorni, il giudizio sul Mazzini, abile la brevità circa la con– dotta degli ufficiali toscani nel 1859. L'appiiyer sarebbe stato pe– ricoloso; Ella ha glissé molto felicemente. Questo non vuole dire bensì ch'io vada sem[Pre d'accordo con Lei; dissento in alcune O[Pinioni, e cir:ca l'autenticità di certi _!atti ch'Ella dà per sicuri. Dissento, a buon conto intorno al Guer– razzi. No, cara signora Matilde, lo creda, il Guerrazzi non fu quale Ella si compiace pensarlo .. Fu cattivo : crudelmente e vanamente · a,mbizioso. Ho dato di lui, lo so, diverso giudizio quindici anni fa nella prefG!>zione alle Memorie del Giusti: ma alJora m'era ignota la Aiitobiografia. pubblicata dal Guastalla, m'erano ignote m0lte lettere sue che andai via via raccogliendo. Ho detto Yanamente anibizioso, perch'egli nel '48 mandò a soqquadro la Toscana, per ìl solo fine di divenire Ministro; buttò giù con l'aiuto délla peg– giore marmaglia che le piazze abbiano veduto in torbidi tempi, i Gabinetti Ridolfi e Capponi, e non sep[Pe poi far altro, - perché altro non ci era da fare, - che continuare la loro politica. Nessuna idea nuova, nessun nuovo_ intendimento o disegno : nuovo era il concetto del Montanelli, - la Costituente, - ed egli la oppugnò. Tutta la opera sua fu di frenare i facinorosi che aveva scatenati a suo pro; e da ultimo, - lo confessa egli stesso nell'Apologia, - vi propone la restaurazione del Granduca, sperando di poter essere ancora il· suo Consigliere. Certamente dopo Novara la restaura– zione era inevitabile; ma non lui doveva o [Poteva 1proporla: lui che due mesi,,avanti aveva bandito fedifrago, spergiuro, scemo, tra - ·ditore e via dicendo, Leopoldo. E fuori della politica, bastano a dimostrarne l'animo, le contumelie e le calunnie divulgate contro a Tommaso Corsi, il quale lo difese con lo zelo affettuoso che Ella descrive. Ella che è buona, nello scrivere di Francesco Domenico, di cui s'intende ch'io non nego le molte benemerenze, ha ceduto ai ricordi e a.Jle pietose commozioni della fanciullezza; ed io non Le rimprovero la indulgenza: ma la verità ha anch'essa i suoi diritti, ~ e la verità, lo creda, è quella che dico. BibliotecaGino Bianco

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