Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929
a Matilde Bartolommei Aioli 291 vrebbero contrastarvi. Ella non può applicare a sé stessa la legge comune, - che è quella della gente volgare : tutti i trionfi della democrazia, e tutte le formule égalitaires non potranno far sì che non ci sieno degli spiriti delicati e degli S1Piriti volgari. E negli spiriti delicati, anche quando abbiano (e non è questo il suo caso) bevuto a larghissimi sorsi all'onda della vita, rimane sempre qual– che cosa d' «inesplorato>) o d' «inappagato». E di là sorgono quei vaghi conforti e tormenti, quelle sensazioni comiplesse e indefi– nibili, quei desideri indeterminati, che noi per non sapere come chiamarli altrimenti, diciamo poesia; e forse giustamente in que– sto senso: che sono realtà non raggiunte, forse non raggiungi– bili, aspirazioni a qualche cosa di più alto, di ipiù dolce, di diverso insomma da ciò che la realtà consente. E perché la potenza della vita sta nella gioventù, coteste sensazioni si provano appunto più vive, ma più melanconicamente, quanto più dalla gioventù ci si al– lontana; dalla gioventù che poco si preoccuipa dell'indefinito e del– l'irraggiungibile, perché nel vigore che si sente, crede di tutto de– terminare e tutto conseguire. Quella sentenza, « il cuore non in– vecchia», è divenuta oramai frase da farsa: ma è pur vera; o almeno sarebbe ptù vera se meglio esipressa così : « il cuore non va di pari ipasso col corpo nell'invecchiare .... >>E però, cara signora Matilde, Ella ha perfettamente ragione di sentirsi tuttavia gio– vane; e non c'è nulla di strano nell'imipressione che una !Passeg– giata, un oggetto, una reminiscenza destano nell'animo suo. Non mi sono, credo, spiegato troppo bene: fo a fidanza coll' intelli– genza sua. Dunque siamo d'accordo : le cose più belle sono quelle che non si dicono, ed anche Lei ne conviene. Ma Lei poi mi cbiede se ho mai pensato com'E}la non mi abbia detto delle cose che forse po– tevano esser belle. Domanda molto singolare, cara signora Ma– tilde : tanto ch'io sarei nel vero così rispondendo di sì, come ri– spondendo di no. Spiegarle la ragione per cui questa dniplice anzi contraria risiposta sarebbe vera, riuscirebbe troppo lungo e diffi– cile. Le dirò invece questo, che ho veramente pensato : ch'Ella ha voluto che io non le dicessi cose, ch'io non posso qualificare belle, ma che hanno appunto potuto esser taciute, perché molto diverse da quelle che comunemente si dicono. Cara signora Matilde, fac– cia una domanda a sé stessa. Io sono, Ella dice, il suo più vec– chio amico, e di quelli per i quali Ella ha avuto ed ha maggior be– nevolenza. Benè, faccia i conti : del tempo ch'Ella ha passato con gli altri amici suoi, di quello ch'Ella ha passato con me. In trenta anni, contando le ore, non arriveremo, credo, a mettere insieme una, settimana. Mi sa dire il perché della tenacia cli questo ;-incolo amichevole BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy