Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

284 A. Paila.zzeschi Non bastava nulla per quello li, si beveva tutto, calpestava tutto, e non salvava un fico secco. Per lui lottava il tenore disperato, per lui piange~/1, spasimava impazziva il soprano, per lui morivano in– sieme avvinti; egli rimaneva solo in piedi ghignando come un gufo sopra il cimitero prodotto dalla propria perfidia. I successi per questo signore erano sempre temperatissimi, aveva un bel far la voce d'organo, grossa grossa, lo si lasciava volentieri friggere nel proprio grasso. Qualche volta la partita era giuocata fra due donne, non in– differenti di slanéio e di mole, un secolo diviso in due quintali. L'amo più del fuJgor del creato più dell'aura che avviva il respiro e l'altra di rimando le spifferava sul grugno : Ed io l'al!Ilo siccome il leone ruma il sangue ed i-1 turbine il volo. Alla larga! Qui il COI'JPO a corpo era tremendo, e quando il povero tenorino veniva avanti e si faceva in mezzo a quei due colossi fu– manti d'odio, e colla sua vocina d'angelo cercava in qualche modo d'insinuarsi per placarne la furia, ipareva di vederlo da un momento all'altro rimanere schiacciato come fra due locomotive. E ci vuol poco a capire come andasse a finire la 1Partita: fra le due focose donne non toccava né a quella né a quell'altra, o se una alla fine si sacrificava, lo schianto del sacrifizio, seguito da suicidio, diveniva siproporzionato alla capacità del cuore umano, intollerabile, stra– bocchevole. Né mancavano i colpi di scena in momenti gravissimi, e che ad altro non servivano se non ad arruffare la matassa di più : Alla porta del castello · giunse il Re con un dr!l(l)pello. E il messo aggiungeva con accento perentorio: vuole accesso. Non si sa bene come mai, se per un lapsus del messaggero o per cattiva intenzione o inte:ripretazione dei soliti di lassù, intolleran– tissimi d'ogni cosa, da una certa sera la battuta del messo venne cambiata e disse sempre: Vuo,le i,ngresso. Un'altra sera. ancora, durante una scena d'amore languidis– sima, e forse un tantino peccaminosa, ma non ci badiamo, una di Biblioteca Gino Bianco.

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