Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929
Stampe dell'Ottocento: il Teatro Pa,gliano 283 Si capisce come i cuori del pubblico, straziati all'eccesso, cer– cassero poi, uscendo dal teatro, di arrivarci per conto proprio, cia– ecuno come poteva a quella felicità per la cui avversione si erano accalorati tanto. Centro di tutte le mire era sempre il tenore, cui toccava la vi– cenda più attiva e rpiù comrplessa, la sorte più ingiusta; lottava come un leone fino all'ultimo respiro, che di solito tirava sopra l'ultimo già tirato dall'amante, per cadere sopraffatto dalla fatalità. Era guerriero prode, ·trovatore, bandito, mostrava le belle gambe ro– buste strette nella maglia di seta lucida, e il dorso ~operto di splen– dida corazza o giustacuore di broccato a frangia d'oro, le braccia che si aprivano e chiudevano sul petto attorno alle note a:ierlasciarle passare o carezzarle mentre alte e sicure gli uscivano dalle labbra sorridenti rivelando la più indomita passione, il sentimento più dolce e profondo e il fermo proposito di vincere, di vincere pure nutrendo rpresentimenti amarissimi. Ma pur se nella pagina dei miei destini è scritto ch'io resti fra le vittime dal ferro osti! trafitto in quelli estremi aneliti a te il pelli!ier verrà e solo in ciel precederti la morte a me paITà. Si sarebbe detto che dinanzi al tenore gli spettatori avessero un unico sesso, o ch'egli rappresentasse un terzo sesso capace di affa– scinarne i sensi ugualmente, tanto era forte il suo potere di dominio sul pubblico. Mentre il sorprano o il baritono, per magnifici che fos– sero e provvisti di tutti i mezzi, per bella e nobile che potesse essere la loro rparte, ottenevano entusiasmi equi e temperati, quelli per il tenore erano sovrumani. E c'era sempre di mezzo un uomo nero, un vecchio turpe, assurdo : il basso, che per far disperare il tenore accampava assurde pretese sul sorprano, o cercava in qualche modo di strapparglielo. Anche gli accenditori di lampioni lo detestavano. Chi non lo avrebbe ucciso colle unghie quell'uomo impossibile, che si frapponeva nella maniera piu sconcertante all'amore per cui· ci si trovava li in angustie e tanto armeggìo si faceva rper arrivarci; non v'era scemrpio che giungesse al suo cuore di macigno, angoscia capace di smuoverlo dalla indegna risoluzione. BibliotecaGino Bianco Non basta il pianto svenami ti bevi il sangue mio calpesta il mio cadavere ma salva il 'Drova,tor.
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