Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929
282 A. Palazzeschi Non si chiedeva nulla che tutte le leggi non consentissero a pieno, eppure tanto difficile ad ottenersi lassù sul palcoscenico di quel casermone. Fanciulle generalmente robuste e che conservavano la loro esuberanza anche quando le [Parole le. avrebbero pretese esili e pallide, sfinite e vinte; in vesti candide attendevano con candore che un giusto velo si posasse sopra le loro teste a coronarne il pen– siero [Purissimo, ma ahimé, come quello si faceva asipettare, o po– sandosi nascondeva l'inganno atroce, l'ignominia, il tradimento, ed era come il nembo oscuro e minaccioso, e finivano [Per strapparlo da sé, lacerarlo, il malcapitato velo, ridurlo in brandelli nella di– sperazione, anche se una mano regale faceva loro salire i gradini dell'altare con sovrana gentilezza: Vieni meco e sol di rose intrecdar ti vo' la vita. Vieni meco ore penose per te il tempo non avrà. Tergi il pi·anto o gioV'iootta dalla guancia scolorita [Pellsa ·al gaudio che ti aspetta che felice ti farà. Il coro ripeteva con accento di ben provata esperienza: Oredi il gaudio che ti ·aspetta te felice renderà. Chi ne poteva dubitare di quelli spettatori e spettatrici? Ma si, non era facile cogliere quel frutto come si diceva; non appena tutto pareva giunto al più sicuro rporto di questa terra, squillava un èorno, giungeva un messaggio, una notizia, un ordine, un diavolo capitava da qualche parte a buttare all'aria ogni cosa, o era il vero amante atteso invano. e non più srperato che capitava addosso nel momento delle nozze inique, ignorando il duplice in– ganno, e riversandosi su quella disgraziata, cuo1prendola d'ira e d'ingiurie, trattandola come una donna infame, venduta cinica per– versa, l'ultima delle femmine : Ah quell'infame l'onore ha venduto, e non aveva venduto proprio niente la poverina, era solo vittima del più immondo raggiro, e si struggeva d'amore e di dolore non riuscendo a far valere la propria innocenza, e finiva, ci vuol rpoco a capirlo, per impazzire, per morire, o morivano tutti e due insieme dopo avere scoperto, trorp[PO tardi, l'equivoco, quando oramai non rimaneva che morire. Vieni vieni che io t'amo ancor. Biblioteca.GinoBianco
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