Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929
280 A. Palazzeschi dovevano dare: fiori, un piccolo bouquet da tenere sul parapetto, il manicotto da tenere sui ginocchi, sacche di peluche o di broccato con dentro mille calie, ventagli di piume o trine, occhialetti di tar– taruga a lungo manico, cannocchiali di avorio o di madreperla; le dame che andavano al teatro effettuavano a quel temlPo, si può dire, uno sgombero, e prima di sedersi dovevano aggiustarsi la coda in mezzo alle gambe per poterle muovere e non farsela pestare, ed eri– gendo il 1Pettosi tiravano su i guanti bianchi a ventiquattro bottoni, quasi fossero stati calze, fino all'omero, su cui sboffava un pallon– cino simile a un calzoncino da ipaggio. Dopo cli che si sedevano, e i cavalieri protesi al fianco o alle sipalle, e parevano questi palchetti, per i seni nudi delle dame, come ipanieri di frutta prodigiose gonfie di sole e sfolgoranti fra sete, gemme e fiori. Qui incominciavano i saluti, gli inchini, marcati di grande dignità, i sorrisi discreti, moz- - zati a tempo, tutto tendente a, dimostrare lo spirito, un grande sen– timento interiore, e magari una fiamma struggente, non vuol dir se non c'era, meglio ancora se la fiamma era fatale, ipiù che la salute e la felicità che il buon gusto consigliava di nascondere. Né manca– vano, s'intende, gli evasori dallo stile del tempo, quelli che non ci sapevano stare e con un gesto o un atto ne rivelavano grossolana– mente e senza volerlo tutto l'artifizio: ricordo di aver visto una seta una dama gigantesca che fra i seni ciclopici al posto di languide violette o serafici gelsomini ostentava con fierezza una grossa calla. Così per le due prime file dei palchi, ma esisteva una reale diffe– renza fra il iparterre, frequentato dalla stessa società eletta ma più scelto per le signorine sempre vestite di bianco con scollatura alla vi.erge) un « v », e le braccia coperte, o per le signore attempate con capotes d'oro e d'argento a grandi aspri sopra i capelli bianchi o grigi, e legature di velluto sotto il collo, e il second'ordine ch'era palestra decisamente per le signore in piena attività. Veniva poi il terzo, e non vi si vedeva il color di rosa, un pochino sotto velo o d'occas_ione, rifugio di persone serie, ricchi modesti o un po' avari, che amano star da parte ; borghesia media come nelle poltrone e nei posti distinti, mezza calzetta ; al quarto poi, adibito a platea, c'erano i borghesini 1più 1Piccini, e quelli del popolino schizzinoso e pretenziosetto, che ama vivere con compostezza e non ne fa mi– stero, anzi, imitando i signori nel portamento, e non il becerurqe, gli scamiciati, gli sboccati senza creanza,. Al quinto e sesto era il lubbione) aperto a tutti e a tutto, spalancato, con entrata speciale, e c'era tutto il resto rumoreggiante come il mare. Le prime file dei palchi e la iplatea offrivano col loro ingresso un primo spettacolo a quelli lassù che lo gremivano da due ore dopo essersi massacrati per prendere i biglietti e per entrare, e dei quali non si vedevano dal basso che le teste l'una sull'altra ammassate BibliotecaGino Bianco
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