Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929
276 G. Vitelli modo iprologo; è costretto anche a risolvere aggrovigliamenti di situazioni che egli stesso a volte ha creati per solo intento di critica e di razionalismo, e ricorre al comodo Deus ex rnachina, che)ascia impregiudicate le sue costruzioni, risolve meccanicamente la situa– zione difficile, manda a casa beati e contenti i buoni Ateniesi che ha,nno sentito iparlare sulla scena Artemis e Posidone, la loro patrona Atena e la bellissima Afrodite. Non isfugge a Sofocle il vantaggio di queste innovazioni euri - pidee, e negli ultimi decenni' della sua operosità poetica se le ap– propria: il Filottete e le Trachinie sono tragedie fortunatamente ,conservateci, ed esse dimostrano a chiare note l'influenza euripidea. È vero che in Euripide talvolta ajppaiono iprologhi non nècessari, e Dei ex rnachina poco opportuni : è la sorte di tante altre innova– zioni necessarie ed opportune. Quando hanno incontrato favore, ·quando per ragioni estrinseche fanno comodo, ritornano volentieri .anche se non necessarie, anche se non opportune. E i critici avreb– bero dovuto riflettere che noi ignoriamo quando per la 1prima volta Euripide ricorse a quei mezzi che poi tanto favore incontrarono : fino a prova in contrario, ritengo che quella prima volta il poeta abbia avuto eccellenti ragioni per fare quello che fece. Allegramente, come vedete, io vo sfiorando problemi generici e. specifici di critica euripidea e mi manca il tempo di fare quello che era forse più necessario: richiamare alla, vostra memoria alcuna oipera del poeta, e alla vostra attenzione, al vostro giudizio, al vostro gusto la ipoesia che egli vi ha profuso. Dovevo sapere che sul teatro di Euripide in genere, non è difficile scrivere grossi volumi: impossibile è darne adeguata-idea in breve articolo. Abbondano, infatti, i grossi volumi moderni sulla poesia euripidea, del Dechar– me., del Verrall, del N:estle, del Masqueray : francesi, inglesi e te– deschi, e sarebbe forse desiderabile se ne avesse qualcuno anche italiano. Le piccole sintesi o riescono troppo monche ed unilate– rali, anche quando le tentano uomini di. molto ingegno, o sono 1 pressoché inutili a chi non rifaccia per conto iproprio tutto o quasi tutto il lavoro analitico. La difficoltà deriva principalmente dalla gran varietà della tragedia euripidea, una tragedia proteiforme, i cui concetti informatori, le cui tesi, - diciamo pure la iparola, - cambiano enormemente da dramma a dramma: e ne aveva com– posti più di 90, e ne abbiamo oggi 18 interi, e altri tre o quattro in frammenti tali da jpermetterne la ricostruzione approssimativa. Se potessi ricominciar da capo, vorrei rinunziare a tutta la religione, la morale, la politica e così via, vorrei limitarmi a com– mentare una tragedia almeno, per esempio la Medea, vorrei passo per passo ricordare per quali accortezze mirabili di economia drammatica, con quale magica efficacia formale, di lingua e di BibliotecaGino Bianco
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