Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

E1tripide 263 Sono i versi che Giulio Cesare aveva sempre in bocca 1 ), e Cicerone ha tradotti in latino : Nam si violandum est ius, reg,nandi gratia violandum est; aliis -rebus pietatem colas. Ma ha forse ragione Cicerone di accusare Euripide piuttosto che Eteocle ? Il dramma voleva rappresentato ,quel tale Eteocle, quel tale cinismo, quel tale egoismo: ecco_tutto. Ma è bene tornare ancora per poco alla religione e alla mo– rale di Euripide. Fra i moderni studiosi o semplicemente ama– tori della poesia antica, non rarissfmamente fa capolino una certa ripugnanza ad aipprofondire questioni che possono sembrare non intimamente connesse alle ragioni dell'arte. Può e deve importare allo storico che la, tale o tale altra forma d'arte, del tale o tale altro artista, rispecchi in tale o tale altra guisa idee religiose od irreligiose, in armonia od in contrasto con la religione popolare. Considerazioni, investigazioni, indagini in questo senso avranno importanza iper la storia della cultura, ci faranno capire perché quell'opera d'arte e quell'artista ebbero o non ebbero favore, eser– citarono o non esercitarono influenza ; ma se noi vogliamo solo godere dell'opera d'arte, che importa turbare questo sereno godi– mento con accessori ,per lo meno eterogenei? Quali che fossero le idee religiose e morali di Euripide, credente o miscredente o in– differente che fosse verso qualsivoglia concezione religiosa e mo– rale, egli ha poeticamente rappresentato questo suo stato d'animo: tale poetica rappresentazione a noi imiporta, non altro. E questa rappresentazione poetica, questa poesia insomma, sarà buona me– <liocre ottima cattiva soltanto ,per le facoltà o deficìenze mera– mente poetiche dell'artista,. Può assurgere a poetica altezza tanto chi muove dal domma Principiitm sapientiae timor domini) quanto chi con altrettanto sincera convinzione esclamerà Tantwm religio potuit sitadere malor·um. Può esser nobile poeta così il credente come l'ateo, così !'onest'uomo come, ipurtroppo, anche il disonesto. C'è del vero in questo ragionamento, e non occorre qui indagare quanto possa esserci di falso. Ognuno, del resto, intende che è .eccessivo semiplicismo risolvere problemi complessi con afferma– zioni o negazioni assolute: ognuno, beninteso, che nella vita poli– tfoa di oggi non professi appunto quel miracoloso semplicismo, il quale alla travagliata coscienza religiosa del temipo nostro oippone / 1) Voglio ricordare in nota che questi versi furono citati, - anche in greco, - da SrLVIO SPAVENTA, alla Camera dei Deputati, nel suo discorso del 16 dicembre 1881 (Discorsi parlamentari, p. 599): cosa notevole, no,n solo ,perché poté citarli in greco, ma anche perché li accomp8g!Jlò a considerazioni in ogni tempo utili. BibliotecaGino B1anco

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