Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929
260 G. Vitelli poli!), la figura del maestro ci sarebbe giunta incredibilmente fal– sata dalla caricatura comica; così se di Euripide non avessimo buon numero di drammi, correremmo rischio di crederlo davvero corruttore, cons31Pevole corruttore, di quella grande poesia che, a sentire Aristofane, non era tanto l'esponente quanto il coefficiente della virtù antica. Infiniti esempi potrei addurre della efficacia morale che Euri– pide attribuiva ai suoi drammi, alle sue sentenze : a quei drammi stessi e a quelle sentenze che si prestavano alla interpretazione maligna. Il suo Issione, rappresentato così come il mito lo aveva fatto, traditore, parricida, bugiardo, tentatore della moglie del– l'unica persona che avesse avuto pietà di lui, e quella persona era il 1Più grande degli Dei, Zeus, e quella moglie era Hera moglie e sorella di Zeus : il sno Issione, dunque, scandalizzò i moralisti del tempo. Ed Enripide ribatteva : « ma j] dramma non finisce senza che Issione non sia inchiodato alla rota. » Aristofane, e non m'importa qui d'investigare fino a qual segno la mala fede sia perdonabile al poeta comico, Aristofane non si stanca di ripe– tere un verso euripideo, che ha tutta l'apparenza cli giustificare la restrizione mentale e di infrangere la santità del giuramento: ,« giurò la lingua, non giurò l'animo mio.» E 1·ipetiamo anche in latino, con Cicerone, questo verso famoi-o (ii11ravi lingita 1 men– tem iniuratani gero); ma ricordiamo, cli grazia, anche in quale occasione esso fu pronunziato. Fedra è presa di violento amore iper Ippolito suo figliastro. Non vi dovrebbe essere speranza che il casto Ippolito, non dico contraccambi un amore così turpe, ma. ne tolleri la dichiarazione. Fedra infuria d'amore, è malata, si ucciderà per l'amore e iper la vergogna: e una turpe mezzana, vorrà che il giovane lo sappia. Ma teme l'ira di lui, ed esita, e ricorre a lunghe ambagi di parole, e ne stimola la curiosità, e innanzi si fa promettere di non svelare l'empio segreto, - e Ip1Polito giura. Nulla gli aveva fatto sospettare la verità; e quando, finalmente, questa gli è nota, scoppia terribile l'indignazione con– tro l'ancella, la matrigna, le donne tutte. Tale è l'infamia, che egli non si tiene più obbligato al segreto, e quando la donna gli ricorda il giuramento, egli come fuor di sé dalla indigna– zione dirà: cc ha giurato la lingua, non ha giurato l'animo mio.)) Nell'imipeto dell'ira egli proclama la nullità di un giuramento estorto con inganno, e distinguerà fra il giuramento della lin– gua e quello dell'animo._ Egli minaccia dun<Jue di rivelare al pa– dre le tnrpitudini della matrigna, non rifuggirà dallo scandalo, - ed io lascio immaginare tutto il male che egli dice delle donne in questa occasione. Ma, in realtà, quest'uomo che ha proclamato la nullità di 1m giuramento giurato in quelle condizioni, al giura- BibliotecaGino Bianco
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