Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929
Ricordi italiani di un filologo tedesco al ragazzo campagnuolo si rivelò la filologia, come al pastore Esiodo le Muse. Ed egli fermò qui il proposito di divenire filologo, filologo professionale, ed esegui il suo divisamento, anche contro l'opposizione dei suoi, che non capivano bene questo mestierei e paventavano spese inutili, essi che avevano sognato per lui un.altr'avvenire più onorevole, in servigio dello Stato prussiano, ufficiale o giurista.· 0 E studiò a Bonn e a Berlino, finché scoppiò la guerra con la Fran– cia; alla quale egli, il rampollo di stirpe baronale, pr,ese parte come voloptario e soldato semplice. Anche questa una esperienza utile per lo sviluppo della personalità : in Germania, dove la formazione di una classe dirigente risale a tempi più antichi che da noi, per lo meno al XVIII, ma in parte anche al XVII secolo, tra l'una e l'altra condi– zione sociale, tra l'Accademico che .può dare ed esigere soddisfazione (« satisfaktionsfahig J>), cioè battersi in duello, e il Nonaccademico, tra quelli che si chiamano e fanno chiamare, non sempre a buon diritto, « i Colti J>, {< die Gebildeten J>, e gli altri si apriva, si apre ancora, nono– stante 1a; diffusa istruzione elementare, un abisso spesso invalicabile. Da noi, specie in questa cara terra, di Toscana, tra il contadino, sveglio di natura e non privo di tradizioni di v,iver civile, e il proprietario _anche colto, tra i figli del contadino e i signorini che studiano all'uni- versità, _ma hanno prima giocato con i coetanei, hanno fatto scap– patelle insieme, hannò forse buscato in comune scapaccioni, la distanza non è cosi grande, è talvolta appena visibile. Ma il Wtlamowitz nella guerra di Francia stette alla pari in tutto, non solo nelle sofferenze, con i commilitoni, povera gente; ed entrò in contatti giornalieri, difficili ma tanto più umani con il popolo vinto. Su uomini francesi qualche giu– dizio di questo libro suona duro (se meritato, non saprei dire) ; ma alla donna francese, massaia piena di grazia e madre e moglie eroica, il Wilamowitz s'inchina con rispetto cavalleresco, e questa riverenza, questa si, so che è meritata. L'autobiogra,fia di un filologo grandissi~o, disposto per natura ed educato da vicende di vita a esperienza di umanità e a umanità di sentimento, doveva riuscire singolarmente ricca. E ricca è veramente. E anche altrettanto fusa, altrèttanto una? Non oserei asserirlo. Qui si sente che le parti più antiche non solo si fondano su appunti an– tichi, ma anche sono state formate, arti .ticamente formate, in tempi lontani, quando la potenza creativa dell'autore era ancor fresca. La fanciullezza in Posnania, la campagna di Francia e i viaggi giova– nili in Italia e in Grecia sono le gemme dell' opera ; né sarà caso che i primi venticinqu' anni di vita occupino più che la metà del libro. Minore interesse destano i capitoli sul breve periodo della pri– vata docenza in Berlino (1874-1876) e sui sei anni di ordinariato in Greifswald (1876-1883); e, se le pagine su Gottinga mi hanno com– mosso la mia emozione deriva e dal ricordo di tanti uomini di in– tellig;nza eccezionale che si raccoglievano _ allora in quella città, e dall'affetto che per essa com;erva chi vi fu molti anni studente e cTocente. Il libro si ferma deliberatamente al principio della guerra, forse per un delicato senso di pudore : alla guerra nella quale perdette BibliotecaGino Bianco
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