Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

M. MORETTI, ll tempo felice 373 _felicemente tutta la sua tastiera .. Se nelle pagine dell'asilo, della sco– letta, dèl panierino, (e forse son troppe) prevale ancora il sentimentale, nei capitoli subito dopo del éollegio comincia l'allegretto, in quelli della vita a pensione si affaccia lo scherzoso, e nelle scene fiorentine, alla scuola di recitazione o in casa del maestro Rasi, ci si mescola addirit– tura il satirico, il buffo•. Tutti i reagenti sentimentali di Moretti, dal pianto al riso, sono in giuoco; il filo dei suoi ricordi egli lo sdipana con un gesto arioso, libero. Le figure, i tipi si affacciano nel libro con quella vivacità nervosa di chi sa che d,ovrà restar poco sulla sce_na, e cedere poi il posto a un altro, scomparire. Ecco il poeta dialettale (Barba– rani ?), l'attore di passaggio, la cantante novellina. Vivissimi tra gli altri il nonno, un vecchietto al tramonto cui pur piace la vita, e lo zio Ciro, vetturino. Com'è giusto, sono molti i ritratti che in questo libro Marino Moretti disegna di sé. Più degli altri, per la sottile ironia di sé piacerà il Marino ragazzo, occulto commediante, che inveisce, si storce, sviene dinanzi allo specchio, « dichiarazioni d' amore recitate in ginocchio, strazianti addii a una sedia, a una cassa, a una valigia», ,:finchéun giorno irrompe in salotto, cade ai piedi della padrona di casa, le-bacia nn lembo della veste e fugge. E chi scorderà la prima lezione di Marino alla scuola di Rasi, tra quella ,:fiorita di artisti in erba? « Avevamo tutti l'aria un po' di falliti, a quindici, a sedici, a diciotto, a vent'anni. » « - Lei ha già recitato? - mi chiese il Maestro dal basso. -- No, mai. - Montai alla ribalta, così tutto esposto, offeso dalla luce dei lumi, scontroso, ridicolo, appoggiato tutto a una gamba come una cicogna. - Saprà qualche cosa a memoria. Dica quel che sa. Una poesia del Leopardi? - Nossignore. - Una poesia del Carducci? - Nossignore: - Sa il Pater noster ? Dica il Pater noster ! - Pater noster qui es in coelis sanctificetur nomen_ tuum. ... - I maschi ridevano. Le femmine ridevano. Il maestro stesso rideva. Io avrei voluto cader di schianto sul margine della ribalta, e morire. >> Marino divenne il prediletto del Maestro, fu incaricatO' di riordi– nare la, biblioteca, fu accolto alla sua mensa, come un figliuolo. E qui bisogna lasciare che parli lui. « C'erano altri due bravi ragazzi, pro– mossi a figliuoli, un po' per affetto, un po' per toglier di mezzo l'anti– patica idea del mensile .... Perché poi un personaggio come quello, che aveva una moglie degna di lui, soppòrtava la presenza d'estranei nella gelosa intimità della mensa ? Lo seppi più tardi. Perché non aveva ayuto figliuoli, perché gli piaceva la compagnia, perché da soli, moglie e marito, pure amandosi molto si beccavano.... Ritratti di personaggi illustri con dedica autografa ornavano le pareti con una semplicità stra– biliante, da ritratti di parenti e amici com1;mi: Tommaso Salvini, Fat– tori, De Amicis, D'Annunzio, 'la Duse ' .... Era come se l'Olimpo ci gu'.ardasse mangiare. >> E i pasti ? Cosa importante, i pasti a quell'età ! « I manicaretti, sl, venivano in tavola, ma non toccavano a noi. Per noi c'era sempre qualche altra cosa .... Il padron di casa aveva l'aria d'invi– cUarcela, certamente per darsi un contegno, perché ci voleva bene dav– vero. Che cos'è quello ? Baccalà ? oh, il baccalà com'è buono! E si BibliotecaGino Bianco

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