Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

370 (l. POR'r..A., Poesfo edite e inedite Il protagonista è già definito, con la naturalezza con cui vi si defi– nisce al primo incontro un popolano che vi ferma per la strada. Non c'è· nulla di più difficile da descrivere che gli att~ggiamenti abituali, quelli che nascono da lunghe consuetudini di vita; nulla di più qiffi– cile che presentarli senza sottolinearli, come senza badarci. Io ho stam– pato in corsivo quattro di quei versi, ma per necessità di critica: il semplice lettore non s'accorge che essi spicchino fra gli altri; ma in– tanto vede la vita di lavoro e la contentezza di quel bonaccione, quella sua onestà ingenua, e la prima sorpresa al principio dell'avventura notturna. Quello che importa innanzi tutto al poeta, è il fatto. Il fatto è la linea maestra della novella; ma non sarebbe nulla, senza i riflessi e i chiaroscuri delle facce, senza le armonie dei luoghi in cui accade. Nei Desgrazi non c'è personaggio che non si veda, non c',è particolare, non e' è ambiente che non si senta: ma non c' è una descrizione da citare. Eppure ogni sestina si potrebbe illustrar con un quadro: perché l'azione non ristagna un momento, perché non c' è una frase della novella che non sposti sotto un angolo -diverso le figure éd i luoghi. .Si vede la strada, la scala buia, la calca del teatro, il luma_io, la moglie vergognosa, il codazzo dei poliziotti, l'ispettore, lo sbirro, le manovre misteriose di Barborin, tutto messo in luce e in movimento da quel sempliciotto che racconta e si sfoga, tutto rievocato man mano rhe il fatto lo richiede, colorito quel tanto che occorre perché l'ascolta– tore abbia un'idea delle prepotenze sofferte da- un povero cristo in tempi difficili. La perfezione della prospettiva uguaglia la novella ariostesca cli Fiammetta o quella di Calandrino e del porco. Ma lo spirito è ben diverso: perché non c'è reazione sentimentale che non richiami al popolano, e non c' ,è tratto dell'azione che non tradisca il sentire pit– toresco del plebeo. Altro esempio potremmo trarlo da El viagg de F'raa Condutt. Così, in F'raa Zenever il tono canzonatorio, fra bonario e chiacchie– l'One, diffuso su tutti i particolari - cose e persone -, ·come l'atmosfera della novella; i.n F'raa Diodatt quella caricatura_ rotonda, sbracata. Si potrebbe continuare, e scoprire, nei racconti più diversi, quell'abilità nel fondere insieme l'atteggiamento spiritùale del poeta, i personaggi e i luoghi, cosi perfetta che impedisce al lettore l'analisi e non gli lascia scegliere altro punto di vista che non sia quello stesso del Porta agli occhi del quale lo spettacolo della novella si dispiega nella sua inte– rezza. Un ultimo esempio: El Miser.ere, in cui la canzonatura si fa avanti adagio, quasi con precauzione, s' infiltra in mezzo alla descrizione fra attenta e diffidente, e si alza via via in una sinfonia ondeggiante fra il sacro e il profano, dentro la quale si dipinge con Bote d'organo e ri– sate sinistre l'atmosfera della chiesa profumata d'incensò e di scandalo. Anche qui, non e' è un periodò che non sposti l'azione sotto un angolo diverso, che non accresca e illumini il motivo iniziale: sempre, nel Miserere, nei Desgrazi, nella Nomina del cappellan, in F'raa Diodatt, via via che il Porta racc;onta, il fatto si forma, cammina, finisce come un fatto della vita, legato a quei personaggi e a quei luoghi, vivo per quelle. BibliotecaGino Bianco

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