Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

C. POR'l'A, Poesie eclite e ined-ite 367 mina. del cappelZan, El viagg 'de fr,aa Condutt, Meneghin birmu di ex– monegh, La messa nmuva sono pieni d'una vivacità che non nasce vei·a,– mentf> dal piacere di far la caricatura o la satira d'una dama o d'un religioso, ma da quella gioia più ricca e più profonda, propria di pochi scrittori di linfa gagliarda, che sembrano guardare la vita a bra~ia conserte, con la faccia spianata e la risata pronta. Nessuno dei personaggi portiani è antipatico : proprio come accade · per il Boccaccio. Con tante manifeste porcherie, nessuno dei due desta quella diffidenza e quella·paura della corruzione che ispirano altri scrit– tori, dalla -parola circospetta e avvelenata, che non amano la vita ma lP.sue sofisticazioni. Il Porta era uno spirito sano, rude, chiaro : un popolano di genio. Il buon senso, le reazioni istintive del sentimento, il gesto largo, il lin– guaggio sonoro, il modo di raccontare familiare e alla buona, l'intima poesia e la tecnica dei suoi versi sono il riflesso di questo suo tempe– ramento. Di rado ho provàrto tanta difficoltà a penetrare nell'anima d'un a1·– tista come di fronte al Porta, che è cosi alla mano, così schietto, così cristallino! I poeti più sapienti sono quelli che sembrano dir meno, quelli in cui la rappresentazione non sembra né preceduta né accompa– gnata dal pensiero. Quanta genuina- sapienza umana c' è in quella dozzina di capoht– Yori ! Perfino nella Ninetta del Verzee: la crisi della pubertà d'una ra– gazza destinata arl un misero postribolo, è delineata con la stessa seve– rità e con la stessa forza poetica con cui il puro Manzoni ha delineato quella della romantica Gertrude, La novella del Porta è tutta fosca di un'oscenità miserabile e viziosa; non è né allegra né seducente: è lo scorcio d'una vita povera e schif()sa, raccontata con una scioltezza ap– passionata e violenta sull'._9rlo del logoro divano d'una ragazza da tri– vio. Ninetta racconta ad un visitatore abituale il tiro che le ha fatto · l'amante, e nel racconto si sfoga e rifà a grandi tratti la via della sua caduta. Tutto oramai è dipinto e sentito con l'anima della donnaccia: :.inche quella crisi, che conserva quello che ha naturalmente di miste– rioso, ma si colodsce della sensualità sporca a cui è oramai abituata la donna che rievoca il principio della sua rovina. Ma, fra tanta sudi– ce1-i-a,si vedono ancora i riflessi' cupi della passione e del dolore. Non c'è se·ntimentalismo, che sarebbe una stonatura: ma una pena stroz– zata fra la bestemmia e il turpiloquio. Dalla novella, per la forza stessa delle cose,, sale un tanfo che soffoca ogni pensiero lascivo, e un'aria di malattia e di stento, che sono l'umanità ·e l'ispirazione nascosta di questo capolavoro. _ Le ottave rauche d'imprecazioni e di scherzi luridi tradiscono, non dico lo sfatdio, ma l'intuizione sicura della verità: e quella storia d'una prima trescç1,che conduce al mestiere, quella figura di traviata plebea - memore ancora dei patimenti dell'amore -, quel profilo sinistro e perverso di sfl•.uttatore cli donne si ricordàno ç_omepagine di vi_ta ri– tratte da un pittore che ha il disegno veloce ed energico, il colore denso e scuro,. l'occhio fermo e senza lampi di bestialità e di malizia. BibliotecaGino Bianco

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