Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929
360 G. LEOPARDI, Operette Morali nell'Acri non c'è, e insomma con tutto il rimanente per cui Panzini è, Panzini e non è Acri. Né può. spiacere al vecchio scolaro bolognese questa filiazione affettiva, che aggiunge ima fronda di nobiltà alla nobiltà della sua arte. MANARA VALGIMIGLI. GIACOMO LEOPARm, Operette Morali. Edizione critica ad opera di FRAN– CESCO MoRONCINI. - Licinio Cappelli, Bologna, 1929. Due. voll. L. 80. Ohi guarderà al gran materiale raccolto dal Moroncini per questa 1-11rn, edizione delle Operette - varianti, correzioni, noui, postille -, certo dovrà più d'una volta fermarsi a considerare ciò che forma la maggior novità della maniera di comporre leopardiana, e che è pec– cato non abbia avuto, né dai leopardisti in genere né dal Moron~ini stesso, il risalto che pur meritava : dico quelle correzioni marginali ehe, subito a scrittura finita, o a distanza di uimpo e a lunghi intervalli, erano per il Leopardi la prova spesso molte volte ripetuta per cercar di 1;aggiungere espressioni più piene e più sue, e che lo conuintassero senz'altri pentimenti. Questo, per quel che ci è dato di conoscere d'altri scrittori che pur s'affaticarono lungamente intorno alla divina arui dello scriver meditato (antiestroso), e allo stile badarono sempre con inquieta volontà (l'Ari.osto, a,d esempio, il Par,ini, il Foscolo, il Man– zoni), questo è un modo proprio leopardiano, .filologico, magari libre-· sco, ma che certo, a correzione fatta, non lascia la più piccola traccia né di filologia né di libri. Quei libri son la storia de' suoi studi; quella filologia ha servito, e basta, ad ascoltar le parole nel loro segreto respiro . .S'intende, quando Leopardi parlava di sé, diceva le cose sue profonde, toccava le corde sue: nell'altro, le Canzoni o le prose gio– vanili (come questa Comparazione delle sentenze di Br. Min. e di Teofr. ecc. che il Moroncini ha collocato in fondo alle Operette a scopo, direi, di contrasto), nell'altro, un tal modo gravava la scrit– tura, la raffreddava, qua.si dando le ragioni di un certo comporre complicato, lento; alla stessa guisa che i sette tomi dello Zibaldone aiutarono sì il nascere delle Operette e ne armarono la struttura; ma, in quelle che meno toccarono il segno della perfezione, furono d'im– p-accio e riempirono di mille echi la pagina. · Non tutti forse avranno visto, o vedranno, questa edizione delle Operette, e non a tutti sarà facile vincere quella prima idea di confu– sione che il sistema seguìto dal Moroncini nel distribuire la fitta materia può generare al comune lettore (e le edizioni critiche pur do– vrebbero servire al comune lettore, specie se si. tratti di opere come questa, dove i rifacimenti continui che vanno da una parola sola al periodo e al discorso intero, danno tanti afoti da intonare l'orecchio e prepararlo a una musi~a sl rara) ; . ma i più certo conoscono il _v_o– lume degli Scritti varii tratto dalle Carte Napoletane, il volume; per intenderci, degli Appunti e Ricordi e del Canto di fanciu.lla. Lì c'è la riproduzione, completa, dell'autografo di A Silvia, che può offrire un BibliotecaGino Bianco
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