Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929
356 S. d'Amico E quando, poco più tardi, gli si rispose con un fadle parallelo fra il napolefanismo dei Mari ti di Torelli e il milànesismo di Come le foglie, non volle riconoscere fra i due lavori altra differenza che quella della lingua 1 ). Negazioni che andavano di pari passo con quelle del mutato clima spirituale. Gli si era detto: « Le fedi tramontano, le mode passano, i personaggi e gli ambienti « scenici muoiono, il teatro non vive se non dalla comunione con un pub– « blico; cosicché, quando il pubblico non partecipa più a certi sentimenti, « è inutile cercare d'intrattenerlo ad essi. » E si era tentato di abbozzare, molto aUa meglio, un primo e som– mario tentativo di classiificazione del nuovo teatro: fra i crepuscolari, ossia, gli impotenti, delu'Si dalla realtà; e i nichilisti, ossia i nega– tori della reaJtà. Egli rispondeva: « Silvio mio caro, fo non ti capisco .... Le fedi tramontano? Non so, « non mi pare, non me n'accorgo. Il pubblico non partecipa pJù a certi « sentimenti, ma che dici ? ci sono dei sentimenti che risalgono ai tempi « di Adamo ed Eva e che saranno gli stessi sino al ili del giudizio. E il << pubblico vi partecipa, vi partecipe1·à sempre, sino a che il corpo avrù, « un'anima, sino a che le teste avranno un cervello, sino a che nei petti « batterà un cuore. >> Questa posizione, in sostanza, Praga la mantenne sinché visse. E per convincersene non è il caso di fare indiscrezioni sui suoi colloqui privati, o su certe lettere il cui sapore virile era così caro ai suoi in– timi (nel grosso pa,cco ch'è ora din~nzi a me mentrè scrivo, ritrovo un , leit-motif sempre uguale : rimpianto della Milano del suo tempo, spre– gio per una Roma babilonia e parassita, ch'egli ama chiamar « provin– cia», e identifica tout cou,rt con la terza saletta d'Aragno). Basta scor– rere i dieci volumi delle sue Cronache Teatrali (1919-19!28): dove si rifiutano i nove decimi degli autori, nostri e stranieri, .fioriti fuori e contro il naturalismo .fine-di-secolo. Naturalmente l'accusarono di partito preso e di cattiveria; e non mai accusa fu più falsa. Praga era l'onestà in persona. Ma non poteva, spiegavano i suoi amici, uscire di sé; contemplare il mondo da un punto di vista che non fosse il suo. Quanto a noi, anche parlando d'una personalità diritta, limpida e semplice come la sua, crediamo più che mai che convenga guardarsi dal semplicismo,· e dal dividere con tratti. troppo facili e secchi le luci dalle ombre. Ohe Praga sia stato, in tutta la sua vita, sincero, non significa ch'egli fosse sempre naturalmente costretto nelle limitazioni di cui s'è tanto detto e ripetuto. E già abbiamo aocennato a quanto di voluto fosse, certissimamente, nella vantata «impassibilità>> dell'arte sua. Ma 1) Idea Nazionale del 6 -aprile 1922. BibliotecaGino Bianco
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