Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

338 U. Fracchia xx. Dopo aver valicato più d'una stretta, scalando ora un greppo,– ora scendendo in fondo a forre e a valloni, i muli del conte Pepi sostarono sull'orlo di una conca che formavano .alcune cime di– sposte tutto intorno a raggiera, è i cui fìianchi, rotti qua e là da rupi, venivano convergendo a morire in quel nodo. Il fondo della conca era coperto di un tenero verde. Vi :fiorivano anche cardi d'argento ed eriche color di rosa. Nel punto scelto per un breve riiposo sorgeva una solitaria quercia che mezza era stata carboniz– zata dal fulmine, e mostrava rami nudi, inferociti e spettrali, e mezza si apriva ancora in una bella fronda verde e antica. Sotto la quercia e poco lontano da una sorgente, il fattore aveva disteso. una tovaglia ed ora vi disponeva in bell' ordine, togliendole da una cesta, ogni sorta di vivande fredde. Poi, mentre i due amici si sedevano l'uno di fronte all'altro sull'erba, egli se ne andò col mulattiere a spogliare le bestie perché più libere pascolassero per il prato. Il conte Pepi e il maggiore Iuipiter mangiarono di buon appe– tito, stuzzicati da quell'aria :fina, dall'a0qua pura della sorgente,_ lodando ad ogni boccone la bontà dell'arrosto, la dolcezza del clima, il bel paesaggio, la squisita grazia della signora Celeste e– della signorina Alessandra; e ogni cosa interrotta da ricordi della loro lontana gioventù, di quel tempo felice che non sarebbe mai. più tornato e che pure essi si astennero dal rimpiangere. Ridevano– spesso, si chiamavano per nome, e sembravano unicamente occupati a godere della loro amicizia .con la semplicità e la confidenza di due ragazzi non ancora sciuipati dall'amore. Quando poi ebbero– J?Ulito quella rustica tavola di quanto offriva di meglio, accesi i sigari, si guardarono ancora in viso sodisfatti e contenti. Allora il maggiore Iupiter trasse di tasca alcune pietruzze colorate e lf', gettò sulla tovaglia come avrebbe ipotuto fare con un giuoco di dadi.. - Caro Roberto, - disse con una certa gravità alleggerita da un cordiale sorriso, - ecco dunque confermate tutte le mie previ– sioni. Queste pietruzze parlano chiaro. Vedi qui una scheggia di diaspro eocenico. Il tono fondamentale sanguigno è del' diaspro,_ che la pirolusite ossida producendo questi riflessi nero azzurrini. Dove si trovano diasipri così colorati, l'esperienza 'insegna che i] manganese o il ferro manganese aspettano chi li strappi all'oscurità. della terra. Ma questa pietra verdastra non è meno eloqt1.ente. Quando la serpentina, che è una delle rocce madri del rame, mo-– stra queste venature di quarzo sparse di pagliuzze d'argento brunito– e d'oro rossiccio, con la ipresenza_della colcopirite ti indica che,- BibliotecaGino Bianco

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