Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

212 U. Fraccltia XII. I due compagini d'un tempo erano l'uno di fronte all'altro. L'uno si meravigliò che il mondo fosse così piccolo, l'aJtro disse che le montagme stanno fel'.Jllee gli uomini camminano. Disse che il mondo era piccolo, quello dei due che aveva impiegato quei tren– t'anni a gira-r111e una parte notevole, e disse che gli uomini cam– minano quello che i111 trent'alllni non si era mai mosso da quella casa. Il tempo trascorso dalla gioventù alle porte della- vecchiaia pa,ssò in un baleno dinanzi ai loro occhi. Allora l'U1110 -disse ohe il mondo no111 è poi tanto piccolo se due ami.ci posso1110 rimanere di– visi per trenta lunghi an111i,• e l'altro osservò c he, dopo tutto, se si movessero, anche le mointagne in trent'anni avrebbero modo d'in– contrarsi. Infine si guardarono a lungo, affettuosa.mente, ralle– gra111dosi l'un l'altro che il caso li avesse riuniti quando meno se lo aspetta1vano. Venne poi la volta -delle reciproche domande e ri– sposte, perché durante tutti quegli anni essi non solo non si erano mai veduti, ma nessuno dei due aveva saputo nulla dell'altro. - Raccontami la tua vita durante tutto questo tempo, - disse il conte Pepi. - Raccontami tu piuttosto la tua, - ribatté il maggiore Iu– piter. - Oh, la m ia vita! - esclamò il conte Pepi : - Che cosa vuoi che sia sta.ta la mia vita? Niente viaggi, èaro mio, niente avven– ture st raordin arie, tutto sì è svolto tra queste quattro mura. Si potrebbe intitolare : VrrA MEDIOCREJ DI UN UOMO SEDEJN'rARIO. « Quando ci sepa,ra-mmo ITTel giugno o luglio di quell'runno·, il penultimo, se 1110n erro, dei nostri studi universitari, - cominciò il conte Pepi, - io venni qui, come aJ .solito, per passarvi l'estate. Allora questa villa •sorgeva in aiperta campagma, qui intorno ~ran tutti prati e vigneti, ed essa, aveva un aspetto assai diverso da quello che ora tu vedi. Era una casa rustica, a.na quale corrisponde il corpo centrale della villa come oggi è, e nemm eno tutto, questo giardino non esisteva, e la città era così dista:nte che per andarci si att•accava il barroccio. Mio padre, buo111'anfona, era un sant'uomo, ma avaro, com.e suol dirsi, qua,nto una pigna. Non voglio o:ffem.dere la sua memoria e no111 mi permetto nemmeno di giudicarlo. Il fatto è che piangeva l'acqua in cui si lavav-a le mani e il fumo che usciva da,l camino -della cucina. EgÌi viveva qui da misruntropo, con mia madre. poveretta, due veccpi servi e una muta di cani proverbiali BibliotecaGino Bianco

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