Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929
La Stella del Nord 211 , -. d'occhi chiari al di sopra delle lenti, a testa bassa guardava fissa– moote lui che adagio v,eniva ava,nti lungo il viale. Quello sguardo traverso, quell'inarcar di ciglia, che erano scure e folte, quella piega del capo, facevruno pensare ad un toro, o a u,n montone, -che aspettasse a fronte basi;;a un nemico contro il quale cozzare. Per nulla sconcertato da quello stran() cipiglio, il maggiore Iupiter non si arrestò che a due passi da lui. Allora, gli parvé di ricono– scere vagamente in quel viso contra.tto la fi.sionomia del suo vec– chio aimico Roberto. Sollevando il cappello in un saluto pieno di nobile ossequi~, egli con la più gra,nde dignità s'inchinò leggermente. 'Disse di esser nuovo del ipaese, e chiese scusa se mai si fosse sbagliato. Era alla ricerca di UIIl suo vecchio compagno di studi, che da quasi trent'anni non rivedeva. -:- - Io sono Stefano Iupiter, - soggiunse con un nuovo inchino un poco 1Più solenne del primo, - e l'amico mio era il conte Ro– .berto Pepi. A sentire il proprio nome, prima ancora d'aver medit.a;to sul primo, il oonte Pepi ,si alzò di .scaitto dalla sedia. Egli non crebbe dì molto, perché, come abbiam9 detto, era piccolo di statura e ipiuttosto rotondo che -òv:ale,ma le sue braccia si levarono al cielo più che poterono, mentre gli occhiali gli scivolavano dal naso, for– tunatamente trattenuti a mezz.'aria ,da un ,provvid,enziale filo di seta; e il suo viso rubizzo si a,pri ad un l'iso ,stupefatto, al qu.ale parteciparono con eguale convulsione festosa il naso, le gote, le la,bbra tumide e un paio di menti, l'uno più turgido, terso e lucente dell'ail.tro. La lunga persoo·a del ma.ggiore Iupiter qovette piegarsi per ricevere quell'abbraccio. Senza una rparola, · ma lascia,ndo par, -lare per lui i saoi occhi scintillanti di gioia, il conte Pepi ripeté due o tre volte la stretta, ba.ttendo affettuosaimoote le mani dietro le spalle del .suo vecchio amico, accompagna[ldo ogni gesto con""'.'un piccolo grido guttur-ale che gli usciva ina,rticolato dalla gola chiusa, per l'emozione. Finché, tutto rosso e trasudato, ansante come dopo una corsa al salto, balbettando, girando su sé stesso come una trottola, prese per le mani il maggiore Iupiter che, intanto, con la sua bella voce per nulla turbata: - Vedi come vanno le cose del mondo? Eh? Vedi chi si ritrova! - andava r-i1P 1 etendo, tanto per darsi UJll contegno; e lo trasci111ò in casa, in una bella sala che a un tratto una lampada rischiarò; stra,ppandogli di mano il cap– pello, lo fece sedere in una !Poltrona, gli si sedette di fronte, e se lo contemplò a lungo, meravigliato. - Sicuro, il mio buon Iupiter - esclamò ipoi, come gli si fn sciolto il nodo in gola, - il mio vecchio amico di gioventù !
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