Pègaso - anno I - n. 2 - febbraio 1929

208 U. Fracchia derla poi ,a un tratto dispersa da u111 colpo di vento? Tu no111 sai, ma .sa,prai un giorno, che cosa sia stato per me creare questf', unità che ora sto per vedere distrutta, e quanto mi sia costato soste111ere il ipeso ,di una famiglia come la- nostra contro ogni sorta di avver-~ sità e di ostacoli. Credo tuttavia che io 1110nabbia modo di sce– gliere. La guerra è la guerra per tutti. Troverò animo 3.lllchea que– sto, e conto sul carattere di Benito e di Alessandra perché non solo essi sopportino questo stato di cose, ma persuadano la mamma ad affrontarlo con abnegazione e coraggio. Non ho 3.111coranulla deciRo di definitivo, ma, se te ne pregherò, scriverai anche tu alla mamma nel senso che essa deve farsi una ragione della necessità cbP io parta, e che io parta solo, senza abbandonarsi ai capricci che tanto sipesso fanno di lei una vera bambina, per la quale tutto si risolve in una crisi di pianto. « Addio, caro Massimo. Prego Iddio ,di ricevere presto U111a tua lettera qui, dove illl ogni modo qua.lche giorno ci fermeremo, anche perché io vorrei rivedert un mio vecchio compagno di studi, il quale deve po,ssedere in questi dintorni una villa, e vaste campagne. È un part:Lcolare importante, mel caso che la mamma e i ragazzi debbanQ fermarsi in questa città. Ho letto che il vostro settore è in calma, mentre i111Francia la battaglia infuria su tutta la fronte. Temo e spero nello stesso tempo che 3.lllche i nostri com - piano presto qualche grande azione riso>lutiva. Sia fatta la volontà del Cielo. Che oosa altro può dire un povero padre nelle mie condizio111i ? « Ti stTinge al petto il tuo TATA STEFANO.)) Nella stanza attigua, la signora Celeste riposava sere111amente. XI. Tutto quel giorno rimase rimchiuso, senza prendere cibo, e _oc– cupò le ore del pomeriggio a rincO'llare i cartellini sui suoi mine– rali, a r,estaurar quelli più sbiaditi dall'acqua. Sul tardi, si vestì in fretta, prese la lettera per Massimo ed uscì senza salutare nes– suno. Attraversata la strada,, si a,dde111trònell'intrico di vicoli che divide il quartiere della marina dal centro della città, e qui inco– minciò a voltare gli angoli senza, neppure alzare gli occhi ai nomi scritti .su vecchie tabelle a,d ogni cantonata - Vicolo del Delfino, Via della Stadera-, Largo dei Do!Janieri, Vicolo del Sale e simili - / come se quei luogl:_ifossero rper lui i più familiari del mondo. BibliotecaGino Bianco

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